Page 76 - La mirabile visione
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rimare   sopra   altra   materia   che   amorosa:   un   intendimento,
           insomma, filosofico. L'intendimento che il Poeta teme d'avere a
           troppi comunicato, della prima canzone, chi crederà sia non altro
           che il senso letterale? (VN. 19). È possibile che un autore invidii
           questo al suo lettore? Il dubbio che il Poeta non stima a sè bene di
           dichiarare   nel   settimo   sonetto,   chi   crederà   sia   intorno   a
           interpretare Amore che uccide come amore che fa morire? (14)
           L'intendimento è là nel far della donna la spes quae videtur, e qua
           il dubbio è intorno all'excessus che dà la visione. Quanto poi ciò
           consuoni   col   fatto   di   Guido,   suo   primo   amico,   che   fece   la
           canzone Donna mi prega, ognun vede. E dunque questo biasimo
           ai rimatori stolti, è il medesimo nodo che ritenne il Notaro e
           Guittone   e   Bonagiunta;   nodo   che   veniva   da   non   avere   per
           dettatore, essi pur poeti d'amore, l'Amore della sapienza, cioè la
           filosofia.
              E altrove Dante parla dei rimatori volgari in confronto ai poeti
           antichi. (VE. 2, 4) Il pensiero di Dante s'è sviluppato, e noi lo
           vediam meglio ma non lo troviamo dissimile. I rimatori volgari
           egli   chiama   poeti,   e   dice   "ben   a   ragione,   se   rettamente
           consideriamo la  poesia, la quale null'altro è che una finzione
           retorica   musicamente   composta".   E   aggiunge:   "Differiscono
           tuttavia dai poeti grandi cioè regolari, in quanto che i grandi
           poetarono con stile (sermone) e arte regolare; e questi qui invece
           a caso, come dicemmo". Aveva detto invero, a proposito del
           modo delle canzoni, il quale molti a caso piuttosto che con arte
           sembrano usare, che egli vuol aprire il magistero dell'arte di quel
           modo che fino allora era stato assunto casualmente; nel che si
           vede   che   quando   scriveva   il   trattato   dell'eloquenza   volgare
           negava il cosciente modo dell'arte al primo suo amico della Vita
           Nova. Nel fatto dovendo recare esempi di rimatori che avessero
           trattato in volgare dei soli tre grandi argomenti propri del volgare
           illustre, Salus Venus Virtus, trova di illustri uomini che avessero
           cantato l'amore e la rettitudine, cioè la direzione della volontà,



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