Page 68 - La mirabile visione
P. 68

(Dante si ricorda del mirabile tremore di quella volta!)


                     sanza degli occhi aver più conoscenza,
                     per occulta virtù che da lei mosse,
                     d'antico amor sentì la gran potenza.

           E così vorrebbe dire a Virgilio, come, nel fatto del gabbo, parla
           all'amico:

                               men che dramma
                     di sangue m'è rimasa, che non tremi...

              Qualche   cosa   di   simile   a   quel   rimprovero,   le   donne
           dall'intelletto   d'amore   avrebbero   inteso   da   Dante   che   la
           gentilissima gli aveva rivolto; e qualche cosa di simile anche
           all'encomio dolce amaro ch'ella fece di lui in quell'occasione:
           (Pur. 30, 115)

                     Questi fu tal nella sua vita nuova
                     virtualmente, ch'ogni abito destro
                     fatto averebbe in lui mirabil prova...

           Sì, avrebbero inteso anche quest'encomio dolce amaro. Poichè la
           Vita Nova nella sua prima parte è così costruita, che il dramma
           abbia quello scioglimento di quel rimprovero e di quell'encomio;
           come si vede non ostante le sovrapposizioni di dopo. Dopo nove
           anni di vita innocente e incosciente, vede la gloriosa donna della
           sua mente; per altri nove anni cerca di vedere e va cercando
           quest'angiola giovanissima; al termine di questi ha il saluto di lei,
           e ne ha la prima visione. E dopo "picciol tempo", ecco, il primo
           "schermo della veritade", col quale si celò "alquanti anni e mesi";
           passati i quali, essendo la donna dello schermo partita dalla città,
           egli trova, per consiglio di Amore errante e vilmente vestito,



                                          68
   63   64   65   66   67   68   69   70   71   72   73