Page 66 - La mirabile visione
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cantare quella che quaggiù gli era annunziata da Amore allegro?
non avrebbe indotto lei a dire "Perchè ciò che vien diretro... non
guardi?"; lei che quaggiù aveva appresso qualcosa di più bello di
lei? (Pur. 28) Chè ella doveva precedere "la verace luce". E non
forse avrebbe vedute, l'una e l'altra, monna Vanna e monna Bice,
tra "una gentile schiera" di donne; come racconta di loro,
quaggiù, in un sonetto che non incluse nella Vita Nova? (Ca. s.
19) una gentile schiera di donne, come le tre donne che venivano
danzando dalla destra ruota del carro, e le quattro che facevan
festa dalla sinistra? Chè tali donne che raffigurano virtù,
avrebbero avuto luogo in tale "tragedia", poichè certo Dante
avrebbe cantata monna Bice trasfigurata nella Beatrice sapienza,
se è vero, come è vero, che nella prima canzone ravvisava in lei la
speranza che si vede, e spiegava il come di quest'assurdo che è di
vedere una speranza, e nella seconda narrava di essere come
morto, e di excedere, e di veder perciò lei, che era perciò la
sapienza. E monna Vanna precorritrice, sarebbe, di questa
tragedia, stata quella che nella Comedia è Matelda, cioè quel che
è scientia rispetto a sapientia, quel che è il fiore della vita attiva
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rispetto al fiore della vita contemplativa .
Ed ella lo avrebbe rimproverato così come nella divina foresta
lo rimprovera, perchè Dante a lei allora si sarebbe presentato
colpevole di ciò di cui era colpevole quando a lei fu condotto per
loco eterno da Virgilio: sì: era stato ingannato dall'appetito,
dall'animo, dal cuore; aveva seguito dei simulacra d'amore, ma in
53 FPPerez, Beatrice svelata, Cap. XVIII. "Le quali (Beatrice e Giovanna)
mentre esprimono, nel concetto di Dante, la distinzione delle due Vite
possibili all'uomo - l'operativa, sotto l'impero della ragione, e la
speculativa, sotto quello dell'intelligenza - e i loro rapporti d'attenenza e
successione, valgono a sodisfare pur anche un gentile bisogno dell'anima
sua; consociare alla propria gloria colui che fu primo e dolcissimo tra' suoi
amici". Così vedi nel cap. VIII il divario tra scienza e sapienza, basato sul
passo di Paul. ad Cor. 1 12, 8: alii quidam datur per spiritum sermo
sapientiae, alii sermo scientiae. Scientia in Dante era anche sinonimo di
"arte", poichè la Musa (VN 25) egli chiama la propria scienza del poeta.
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