Page 65 - La mirabile visione
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tra gli osanna degli angeli. Ma abbiamo un indizio che la
gentilissima sarebbe apparsa dopo un'altra donna gentile.
Leggiamo invero che dopo fatte le due canzoni di materia nuova
Dante ebbe una imaginazione d'Amore (VN. 24) Amore gli
parlava nel cuore, o il cuore gli diceva con la lingua d'Amore:
"Pensa di benedicere lo dì che io ti presi, però che tu lo dei fare".
Ed ecco venire verso lui una gentil donna, di famosa beltà, il cui
nome era Giovanna, ed era sopranomata Primavera "e fu già
molto donna di questo primo suo amico", di Guido Cavalcanti.
Appresso lei vide venire la mirabile Beatrice. E Amore parve
dire: "Quella prima è nominata Primavera solo per questa venuta
d'oggi; chè io mossi lo imponitore del nome a chiamarla così
Primavera, ciò è prima verrà, lo die che Beatrice si mosterrà dopo
la imaginazione del suo fedele". Quale imaginazione? Quella
vana imaginazione che è raccontata nella canzone seconda, nella
canzone dell'excessus mentis. Continua Dante: "E se anco vuoli
considerare lo primo nome suo, tanto è quanto dire prima verrà,
però che lo suo nome Giovanna è da quello Giovanni, lo qual
precedette la verace luce, dicendo: Ego vox clamans in deserto:
parate viam domini". E ciò è buon indizio che dopo la canzone
dell'excessus o vana imaginazione, avrebbe fatto o altra o altre
canzoni, nella quale o in una delle quali la gentilissima si sarebbe
mostrata al suo fedele, si sarebbe mostrata dopo quella gentil
donna. Dante, possiam credere, avrebbe veduta la Primavera, cioè
quella che prima verrà, prima di vedere la Beatrice. Non
avrebb'egli fatto una selva ombrosa e canora per questa
Giovanna, in cambio del deserto per cui errava Giovanni? non
avrebbe adornata d'ogni fiore e d'ogni frutto la stanza di questa
Primavera? non l'avrebbe egli trovata là dov'è "primavera
sempre"? non l'avrebbe veduta simile a quella Proserpina che
"perdette... primavera"? non l'avrebbe contemplata scaldarsi "ai
raggi d'amore" e danzare e cantare, (cantare la precorritrice, in
una divina foresta; come clamare il precursore, in un deserto),
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