Page 61 - La mirabile visione
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dopo "una battaglia de' diversi pensieri", un'amica persona
conduce Dante in parte "dove molte gentili donne erano raunate".
(VN. 13 e 14) Queste donne "ragionando si gabbavano di lui con
la gentilissima" perchè dell'amatore non essendo rimasti "in vita
più che gli spiriti del viso", egli era come trasfigurato. Ora in ciò
che il poeta dice "che Amore uccide tutti li suoi spiriti, e li visivi
rimangono in vita, salvo che fuori de li strumenti loro", sono, a
confessione del poeta stesso, dubbiose parole. "E questo dubbio è
impossibile a solvere a chi non fosse in simile grado fedele
d'Amore; ed a coloro che vi sono è manifesto ciò che solverebbe
le dubitose parole: e però non è bene a me di dichiarare tale
dubitazione, acciò che 'l mio parlare dichiarando sarebbe indarno,
o vero di soperchio". Possiam noi solvere le dubitose parole? Sì;
ricordando quello ch'egli dice di aver detto al suo amico, quando
fu fuori della veduta di quelle donne: "Io tenni li piedi in quella
parte de la vita, di là da la quale non si può ire più per
intendimento di ritornare". Egli fu, cioè, sul confine tra la vita e la
morte. Ebbene Dante non può voler accennar altro se non
quell'excessus mentis che dà la visione. Il restar in vita gli spiriti
del viso o visivi, e l'essere morti tutti gli altri, vuol dire essere
fuori della sua vita consueta, e contemplare. E in questi effetti
s'indugia ancora in due altri sonetti, finchè al poeta "convenne
ripigliare materia nova e più nobile che la passata". E così s'avvia
alla canzone che comincia le rime nuove o la tragedia giovanile,
come io volli chiamarla; la quale tragedia è solo composta di due
canzoni, ma doveva esser di più, e contenere, ragionevolmente,
concetti, quali abbiamo già veduti e vedremo essersi aggirati nella
mente di Dante allora, e quindi vediamo ricomparire nella Divina
Comedia.
VI.
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