Page 471 - La mirabile visione
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quidem per Spiritum datur  sermo sapientiae; alii autem  sermo
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           scientiae secundum eumdem spiritum . Invero nella sfera della
           Luna parla a Dante la Sapienza in persona, Beatrice, e gli parla
           delle macchie della luna e dell'ordine delle sfere e del ritorno
           dell'anima   alle   stelle   e   della   natura   del   voto:   tutta   materia
           speculativa. Nella sfera di Mercurio parla a Dante la Scienza in
           persona, Giustiniano, il raccoglitore e purgatore delle leggi; e gli
           parla del corso dell'Aquila Romana e della giustizia: materia di
           vita attiva o civile o di governo. Sermo sapientiae: il discorso di
           Beatrice; sermo scientiae: il discorso di Giustiniano.
              E qui occorre osservare che, in certa guisa, le prime due
           cantiche sono in dominio della  scientia  o dell'arte, e l'ultima e
           sublime è irraggiata dalla sapientia o contemplazione. Si capisce:
           nelle prime due cantiche è Virgilio in principio e Matelda infine
           (l'ultime   parole   nell'ultimo   canto   del   purgatorio   riguardano
           un'operazione di Matelda e un'ispirazione dell'arte). Beatrice che
           apparisce quando Virgilio sparisce, illumina e riempie di sè la
           terza cantica. Si capisce e s'intuisce; ma c'è anche una prova
           dottrinale d'altro genere. Nell'inferno e nel purgatorio vedemmo
           le figurazioni dei sacramenti. Ebbene nel libro che Dante studiò
           sin dall'adolescenza è questa dottrina: "Il  sermo scientiae, nella
           quale scienza sono contenuti  tutti i sacramenti, che variano ne'
           tempi   come   la   luna...   quanto   differisce   da   quel   candor   di
           sapienza,   di   cui  gode   il...  dì  tanto   sono   nel   principio   della
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           notte" . Ora ricordiamo l'opera di  Lucia  e nell'inferno e nel
           purgatorio, di Lucia che con la luna ha attinenza; ricordiamo che
           tutto   il   tempo   passato   nell'inferno   è   una   notte   rispetto   al
           purgatorio, e tutto il tempo passato nell'inferno e nel purgatorio è
           di   nuovo   una   notte   rispetto   al   paradiso;   ricordiamo,  Nox
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           praecessit,   dies   appropinquavit ;   ricordiamo   infine   che   il

           525   Ad. Cor. I 12, 8.
           526   Aur. Aug. Confess. XIII 23.
           527   Vedi a pag. 491 sgg.


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