Page 464 - La mirabile visione
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Dante è piaciuto, quella de' mundicordi, ma quella de' pacifici;
           nelle parole: (Pur. 26, 53)


                                   o anime sicure
                     d'aver, quando che sia, di pace stato.

           Chiaramente   è   espresso   il   concetto   di   S.   Agostino   sulla
           prevalenza che ha da essere del vero sul prossimo e su sè, nelle
           parole con cui Guido preferisce Arnaldo Daniello a sè e a quel di
           Lemosì, e con cui biasima quelli che "a voce più che al ver
           drizzan li volti", e cui il vero poi finalmente vince. (26, 115)
           Chiaramente è riflesso il concetto pur di S. Agostino, che per la
           sapienza non si deve ricusare qualsiasi dolore o pena o disagio,
           nelle parole dell'angelo: Più non si va, se pria non morde, anime
           sante, il fuoco; e nel fatto del timido e doloroso passaggio. (27, 7)
           E che del cuore si mondi l'occhio, chiaramente è detto con le
           parole di Virgilio che afferma esser di là del fuoco Beatrice, cioè
           la sapienza, e che esclama "gli occhi suoi già veder parmi" (tanto
           è veder gli occhi della sapienza, cioè le sue dimostrazioni, quanto
           mondar gli occhi suoi per vederle). (27, 36)
              Invero di là del muro di fuoco Dante, guidato dallo studio,
           vede prima l'arte, quale anche gli antichi potevano vedere, l'arte
           del buono e del bello e del vero; e poi la sapienza, avanti cui lo
           studio sparisce, perchè è già sufficiente, e ormai è insufficiente.
              Dante ritrova la sua Beatrice.




                                      XXXVII.


                                    LA TRINITÀ

              Tre cantiche in terza rima, ognuna di trentatrè canti, più il
           primo proemiale, che è l'uno rispetto al tre e al trentatrè e al


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