Page 46 - La mirabile visione
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E io ricordo che nella Comedia quel non uomo ma che fu uomo,
ed è fioco al suo apparire, conduce Dante a veder la sua donna,
che non giace no, ma trionfa nella sua seconda vita; e che egli lo
chiama sì, Virgilio, ma intende "studio cioè amore". Nella
canzone, Dante va a vedere la donna morta cui le donne
ricoprono d'un velo (non quel medesimo, candido, su cui era la
ghirlanda d'oliva là nella divina foresta?), e sente desiderio della
morte alla quale esso assomiglia nel colore. E solo rimasto,
guarda verso il cielo, ed esclama:
Beato, anima bella, chi ti vede!
Nella qual esclamazione è espressa più fortemente che prima, la
bramosia di morire e di essere di quei beati che vedono quella
donna, che è ormai pura anima, beata e bella.
Dunque Dante è infermo, e invoca la morte e sembra morto, e
presentisce la morte della donna amata; ed ecco si sente dire:
Morrai! morrai! e sì, è morto: è in non sa qual luogo dove ascolta
lagrime e guai di tristizia, e tra segni di morte impara da un uomo
scolorito e fioco che la sua donna è morta; e la vede invero salire
al cielo, e poi con Amore va a vederla morta; e invoca la morte,
vuol morire anch'esso per veder lei ed essere beato.
In questa canzone e c'è il delineamento, quanto si voglia
incerto, del poema sacro, e c'è la continuazione del concetto
mistico accennato nella precedente canzone. Basti invero
osservare che in quella gli angeli vogliono in cielo la terrena
maraviglia, e qui in cielo la riconducono, come una nuvoletta; e
in quella si allude a un viaggio di Dante, che attraversi l'inferno
proclamando d'esser salvo per la speranza, in faccia ai disperati
per sempre; e in questa si parla d'un morir non vero e di cose
dubitose molte e di lagrime e di guai e di tristizia e di segni forieri
di sfacelo, cui segue una visione celeste. Sopra tutto, si scorge il
nesso tra le due canzoni, quando si tenga a mente l'equivalenza
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