Page 43 - La mirabile visione
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subito col pensiero alla Comedia. Ivi Dante perde "la speranza"
dell'altezza, dopo che "a bene sperare" era stato indotto dall'ora
del tempo e dalla stagione; e va "per loco eterno" ove al principio
udrà "disperate strida" e vedrà all'ultimo anime che cantano nel
fuoco "perchè sperano" (Inf. I, 115, 119). Nel qual loco eterno
entra da una porta la quale ha al sommo: "Lasciate ogni
speranza!". Entrato ode un nocchiere eterno che grida all'anime:
"Non isperate!" Scende nel primo cerchio e ascolta i sospiri
d'infinite turbe che vivono in desio, "senza speme". Scende nel
secondo, e vede anime in balìa del vento, e "nulla speranza" mai
le conforta. (Inf. 3, 9, 46, 85; 4, 42; 5, 44 etc.). Insomma
partendosi da un punto in cui anch'esso aveva perduto la
speranza, entra ed attraversa il luogo della disperazione;
l'attraversa tutto, e sale per il monte in cui ultimi vede quelli che
pur nel fuoco sperano; ed egli passa per quel fuoco, che aguzza
gli occhi alla visione, e così vede, che cosa? La "speranza
dell'eterna contemplazione", quella che l'ha mandato a togliere
avanti la fiera che fa perder la speranza, quella che vide in questo
mondo e che rivede nell'altro; quella per cui opera è salvo.
Orbene: con quella stanza e con quella canzone Dante
prometteva la Comedia? Chè tanto s'assomigliano e si riscontrano
nel concetto fondamentale la canzone e la Comedia. Che
promettesse la Comedia, non direi: dico che aveva già in mano le
fila principali di quella mirabile testura, ma non in capo la
intenzione di far proprio quella tela. Un'altra tela, anzi.
Valga il vero. Nella Comedia Dante si trova in una selva che è
quasi morte. Ne esce, morendo, per un passo che in fatto "non
lasciò giammai persona viva". Trova nel suo cammino tre fiere,
da cui, o da quella che in certa guisa la compendia e nella quale le
altre spariscono, è quasi ucciso. Imprende, per consiglio e con la
guida d'un'Ombra, altro viaggio. In questo, dopo aver traversato
un vestibolo di mezza vita e mezza morte, di quasi morte, di nè
morte nè vita (come la selva, tanto amara che poco è più morte),
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