Page 42 - La mirabile visione
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possibile dubitare che codesta "speranza de' beati" che dimora in
terra, e che è una donna amata da Dante, non sia qualcosa di
simile a quell'altra speranza della contemplazione di Dio, che
anch'essa è una donna, Rachele, amata, desiderata, portata in
cuore, bella, chiara, piena di diletto e gioia e luce.
Dante ha dunque in questa canzone trasfigurata l'angiola in
una speranza di contemplazione, che non è poi altro che
"sapienza" bella e perfetta, desiderata e sperata. Bice è
propriamente trasfigurata; e il concetto che una giovinetta pia
conduce al bene col suo dolce amore l'amante, non ispirandogli se
non buoni pensieri, si è mutato in un dramma mistico in cui
entrano Dio e Santi e Angeli e dannati; e Dante, che dirà... E Bice
non sarebbe più chiamata, se il Poeta la nominasse qui ne' suoi
versi, se non col suo nome intero, Beatrice; e già più che alla
giovinetta dormente nelle braccia d'Amore, rassomiglia alla
Sapienza di cui un ispirato scrittore, sotto il nome di Salomone,
diceva : "Io l'ho amata e cercata sin dalla mia giovinezza e
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procacciato di prenderla per isposa, e son divenuto amatore della
sua bellezza".
IV.
MENTIS EXCESSUS
Ne lo inferno - Dante fa che Dio medesimo pronunzi di lui -
dirà ai malnati quelle parole che suonano: "Spe salvus factus sum;
per la speranza, che non occorrendo ai beati, Dio pietosamente
lascia in terra, e che io vidi, sì, vidi incarnata". Noi corriamo
sempiternam Dei virtutem, ac divinitatem ineffabiliter cernat (Paul. ad
Rom. 1, 20)... - studia contemplationis ignescunt... etc.
38 Liber Sapientiae, Cap. VIII. Vedi FPPerez, La beatrice svelata, cap. XI.
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