Page 40 - La mirabile visione
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lassù non ci sia la virtù della speranza. Questa virtù sapete chi è?
È madonna. Gli angeli e i santi la vorrebbero con loro in cielo.
Ma l'amor di carità che là fiammeggia, parla per bocca di Dio, e
dice che la speranza ha da rimaner nel mondo, a ciò che il suo
amatore, che è per perder l'una cioè anche l'altra (poichè la donna
è anche la speranza), possa dire nell'inferno ai dannati: O voi che
non avete speranza di bene, io non son come voi: io vidi la
speranza la quale i beati (a cui ella non fa mestieri) lasciarono in
terra..."; e, soggiungo io, PERCIÒ FUI SALVO. Lo aggiungo io,
ma è nel pensier di Dante che aveva in mente il passo di S. Paolo:
spe... salvi facti sumus.
Questo mito non ha soltanto un senso particolare rispetto a
Dante, ma generale rispetto a tutti. Il poeta dice: "La virtù della
speranza, che nei beati, in cielo, non può aver luogo, evacuatur;
rimane, per voler di Dio pietoso, in terra tra noi, perchè noi
possiamo salvarci". Quanto a sè, Dante afferma ch'essa speranza
è come incarnata nella sua donna, la quale è duce e via alla sua
salvazione. Il che, per Dante e per tutti, nel senso particolare e
generale, è chiaramente espresso nei versi 41-2:
Ancor l'ha Dio per maggior grazia dato,
che non può mal finir chi l'ha parlato;
cioè spe salvi facti sumus: chi ha speranza, non finisce male, non
è malnato; non incorre, cioè, nella finale disperazione; è salvo .
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Ma Dante, pur teologizzando, è poeta, e intrecciando miti e
ragioni, riesce con apparente assurdità a quell'effetto della poesia
che è la maraviglia. Qui egli ha nel pensiero due dati: uno,
teologico: in cielo non è la virtù di speranza, ma solo ardor di
carità per il quale (e non per la virtù di speranza) i beati sperano
35 Vedasi nella Summa 2a 2ae 14, 2. L'uomo si distoglie dall'elezion del
peccato, mediante la speranza che sorge dalla considerazione della
misericordia che rimette i peccati e premia le virtù: e questa speranza è
tolta dalla disperazione.
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