Page 35 - La mirabile visione
P. 35
Io fui del cielo e tornerovvi ancora
per dar della mia luce altrui diletto;
e chi mi vede, e non se n'innamora,
d'Amor non averà mai intelletto.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Le mie bellezze sono al mondo nuove,
perocchè di lassù mi son venute
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Queste parole si leggon nel viso
d'un'Angioletta che ci è apparita;
sì; un'angiola giovanissima, quando non aveva ancor nove anni, e
si conservò angiola, anche quando non fu più bambina, e
"diceano molti, poi che passata era: - Questa non è femina, anzi è
uno de li bellissimi angeli del cielo - " (VN. 1 e 26); e fu più
angiola che mai, quando nel cielo tornò, sì che Dante
"ricordandosi di lei disegnava uno angelo sopra certe tavolette"
(VN. 34). Ma quest'angelo e questa maraviglia celeste aveva un
genitore terreno e aveva alcuno, quando il padre morì, a lei "tanto
distretto di sanguinitade... che nullo più presso l'era" e si aggirava
visibilmente per le vie di Fiorenza con sue amiche visibili, e si
trovava talora non molto discosto da quella monna Vanna,
chiamata Primavera, (VN. 22, 32, 24) con la quale Dante già
avrebbe voluto che fosse nel vascello incantato. E angiola pareva
a Dante, non solo per ciò che a ognuno la donna amata par
angiola, ma anche perchè era devota della Madonna, "di quella
reina benedetta Maria, lo cui nome fu in grandissima reverenzia
ne le parole" di lei; "di quella reina della gloria" di cui ella
ascoltava le laudi in chiesa, (VN. 28 e 5); e l'amatore frattanto in
estasi, la sguardava, pauroso d'esser veduto sguardarla. Ella era
una giovanetta pia, che suscitava buoni pensieri nel cuore di
Dante. Egli diveniva nobil cosa nel vederla, e nasceva in lui ogni
35