Page 38 - La mirabile visione
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Lo cielo, che non ha altro difetto
                     che d'aver lei, al suo Signor la chiede,
                     e ciascun santo ne grida merzede.
                     Sola pietà nostra parte difende;
                     chè parla Dio, che di madonna intende:
                     "Diletti miei, or sofferite in pace,
                     che vostra speme sia quanto mi piace
                     là, dov'è alcun che perder lei s'attende,
                     e che dirà ne lo inferno a' malnati:
                     Io vidi la speranza dei beati.

              Il nostro pensiero per un minuto non stia pago al solito garrulo
           buon senso dei Dantisti, ma si degni di trasportarsi a' tempi di
           Dante.   Ecco:   il   nostro   pensiero   è   subito   sorpreso   da   un
           accoppiamento tra acuto e stolto di parole, di quelli che fanno
           maravigliar prima e appagar dopo:  oxymoron, che quel solito
           buon senso non può da sè avvertire. L'accoppiamento strano è "la
           speranza de' beati". Invero "la speranza non è nei beati" come
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           "non è nei dannati" . È trita sentenza questa; onde la frase di
           Dante, se non a noi, certo ai lettori un po' addottrinati del suo
           tempo, faceva l'effetto che dissi, di motto prima strano e poi
           ingegnoso. Il qual effetto è accresciuto da quel vidi, poichè quel


           33    In   molte   questioni   della  Summa  specialmente   in   2a   2ae   18,   2   e   3.
              Trascrivo: Contra est quod Apost. dicit ad Rom. 8: Quod videt quis, quid
              sperat? sed beati fruuntur Dei visione; ergo in eis spes locum non habet...
              cum beatitudo iam non sit futura sed praesens, non potest ibi esse virtus
              spei; et ideo spes, sicut et fides, evacuatur in patria, et neutrum eorum in
              beatis esse potest... Evacuata spe in beatis, secundum quam sperabant sibi
              beatitudinem, sperant quidem aliis beatitudinem, sed non virtute spei, sed
              magis   ex   amore   charitatis...   -   Ad   conditionem   miseriae   damnatorum
              pertinet, ut ipsi sciant, quod nullo modo possunt damnationem evadere...
              unde   patet,   quod   non   possunt   apprehendere   beatitudinem   ut   bonum
              possibile, sicut nec beati ut bonum futurum; et ideo neque in beatis, neque
              in damnatis est spes; sed in viatoribus, sive sint in vita ista, sive in
              purgatorio, potest esse spes... magis potest esse fides informis in damnatis,
              quam spes.


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