Page 32 - La mirabile visione
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"Allora mi duole della gentil tua mente" (nel sonetto decimo è: sì
           che del colpo fu structa la mente), "e d'assai tue vertù, che ti son
           tolte"; le quali vertù non son cose troppo differenti dal "valore"
           che fu rotto in Guido, come "distrutto" appariva Dante dall'amore
           e dalla sua donna. Nè pensiamo certo a male quando altrove (VN.
           15) Dante stesso dice: "S'io non perdessi le mie vertudi, e fossi
           libero tanto ch'io le potessi rispondere, io le direi..." Ancora: "Già
           prima   schivavi   la   moltitudine   e   l'annoiosa   gente;   ma   di   me
           parlavi con tanto affetto, perchè io aveva inteso parola per parola
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           il tuo sonetto primo . Ora non ardisco più mostrare  che le tue
           rime mi piacciano, e ti vengo a trovare solo in ispirito, con questi
           rimproveri, con questo sonetto che tu devi leggere e rileggere per
           guarire".
              Checchè sia di ciò, a Guido dunque e a Lapo, se non ad altri,
           rispose qualcosa di più di ciò che rispondeva a molti amici,
           quando "si procacciavano di sapere di lui quello ch'e' volea del
           tutto celare ad altrui". A questi rispondeva "che Amore era quelli
           che così l'avea governato"; a Guido aveva detto che era monna
           Bice. Ma per gli altri questo nome andava confuso in mezzo ai
           nomi "di sessanta le più belle donne de la cittade", nel serventese
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           che Dante compose "specialmente"  in onore della gentile donna

           26   che tutte le tue rime avea ricolte. Quel senso di ricogliere è in Dante, Pur.
              18, 86. Par. 4, 88; 10, 81; 29, 69; e altrove. E a me pare alluda alla risposta
              perfetta, rima per rima (come non era sempre solito: cfr. gli altri sonetti a
              botta e risposta in PErcole p. 317 segg.). E mi pare interpretazione così
              facile   e   piana,   che   per   certo   alcun   altro   l'avrà   trovata   prima   di   me.
              L'asindeto avversativo, appoggiato al forte  sì  del verso  di me parlavi sì
              coralemente, che io dichiaro col  ma, non è alieno dallo stile stringato e
              poco agevole di Guido in altre sue cose. Anche il D'O. dà a quel sì valore
              esclamativo e lo dichiara per invece.
           27   E può venire in mente che queste rime fossero quelle "certe cosette per
              rima" fatte per la "gentile donna schermo de la veritade" (VN. 5).
           28    "Sì   mi   venne   una   volontà   di   volere   ricordare   il   nome   di   quella
              gentilissima, e d'accompagnarlo di molti nomi di donne, e specialmente del
              nome   di   questa   gentile   donna":   VN.   6.   Checchè   fosse   il   segreto


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