Page 457 - La mirabile visione
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della nostra mortalità e della futura morte..." Il sasso che doma
le superbe cervici, il paternoster detto dalle anime, col fiat
voluntas tua (Pur. 11, 10) e col libera nos a malo, (ib. 20) espressi
con tanto rilievo, non basterebbero a persuadere che Dante ha
voluto qui mostrare l'efficacia di quello spirito del timore,
sebbene molto significhi il far dire alle anime anche l'ultima
preghiera superflua, e il far loro accennare, perchè la dicano. Chè
il timore è specialmente di cader nelle branche del malo, cioè
dell'"antico avversaro". Ma chi può stare in dubbio, se consideri
che Dante dichiara la sua "paura" di questa pena, rimastagli dopo
uscito dalla cornice? (Pur. 13, 136) La sua anima ne è ancora
sospesa, dopo pur cancellato il primo P. Chi può conservare il
dubbio, se ripensa non solo quanto insista il Poeta nel segnalare la
gravezza del tormento, ma specialmente come ammonisca il
lettore di non temere soverchio e di non disperare? (Pur. 10, 106)
Il dono della pietà è con la beatitudine seconda, la quale in
Dante è quella dei misericordes. Giova notar subito come il Poeta
faccia dichiarar da Virgilio formalmente, che la ferza è tratta da
"amore"; (Pur. 13, 27 e 39) e sè dichiari punto di straordinaria
compassione, (ib. 54) e come rappresenti gl'invidi in atto di
chiedere pietà, (ib. 64) e come si senta commosso di carità, (ib.
73) e loro domandi per carità e grazia, (ib. 91) e una di loro
ricordi la carità di un sant'uomo, (ib. 129) e un'altra invochi
consolazione per carità, (Pur. 14, 12) e siano, quell'anime, dette
care. (ib. 127) Amore, (Pur. 13, 146; 14, 100) pietà, carità sono le
note che qui suonano, con dolci atti (ib. 6) e delicati pensieri. (ib.
127) Ma non basta: ho già detto che il dono della pietà fa che noi
non presumiamo di melius sapere e melius praecipere di Dio; e
ho già mostrato come tale dottrina echeggi in questa cornice.
Il dono della scienza si trova con la beatitudine dei pacifici che
son senz'ira mala. Esso perfeziona la ragion pratica ad apprendere
la verità (S. Tomaso dice a rettamente giudicare): in ogni modo,
500 De Doctr. Christ. II 7, 9.
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