Page 452 - La mirabile visione
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diavolo (Inf. 18, 35) colpisce l'invidia del purgatorio. (13, 37) E
           di più: i sette peccati del purgatorio sono divisi in quattro unicorni
           e tre bicorni. Ebbene bicorni, sin che si può, sono anche i simboli
           dei tre ultimi peccati dell'inferno. Chè bicorne è il Minotauro,
           paragonato a un toro; e cornuti sono i diavoli; (Inf. 18, 13) così
           chiamati non appena si presentano come punitori, con le sferze
           della vendicatrice in mano. (Aen. VI 558 sqq.) Ciò non è a caso: i
           simboli dei quattro cerchi superiori sono demoni sì, ma che sian
           cornuti si tace, ossia si nega; demoni paragonati a cani e lupi e
           vermi, e dannati paragonati a uccelli, a cani, a rane: tutti animali
           senza corna. E vero che ne dovrebbero aver uno, dei corni; ma
           via! Si vuol sofisticare? Ebbene dirò che per l'unico corno essi
           hanno la coda.
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              Ma   questi   e   tanti   altri   argomenti ,   persuadano   o   non
           persuadano, riguardano il come e perchè Dante abbia fatto uguale
           superbia a tradimento, invidia a frode, e ira a violenza, e accidia a
           vizi collaterali delle virtù di fortezza e magnanimità e a dismisura
           d'ira o irascibile; il come e il perchè: a ogni modo è certo e
           indubitabile, che nell'inferno e purgatorio non vi sono che i setti
           peccati capitali: il doppio settennato del servaggio di quel novello
           servo della Grazia o Laban, e innamorato di Rachele o della
           Sapienza, che è Dante. Il quale dopo il primo settennato vede la
           giustizia laboriosa sotto il sembiante, non di una donna  lippis
           oculis e feconda, ma di un vecchio solo, che s'uccise per esser

              Pier della Vigna) tutto sibila e trema. Rileggiamo..." E il giovane e dotto e
              schietto pensatore e poeta rilegge il mirabile canto, facendone notare il
              misterioso  sigmatismo. Riferisco qui un bel gruppo di parole che egli
              sottolinea a facile dimostrazione dell'ineccepibile tesi: schiante, scerpi,
              spirto, sterpi, esser, state fossim, serpi, stizzo, arso sia, scheggia, insieme,
              sangue,   adeschi,   inveschi,   volsi,   serrando   e   disserrando   sì   soavi   etc.
              Rilegga ognuno il canto, e vedrà da sè. E il Sanfelice nota tanti altri suoni
              di io, di ir: "L'animo mio per disdegnoso gusto. Credendo col morir fuggir
              disdegno. Ingiusto fece me contro me giusto". Si osservino le terzine che
              seguono quella in cui soffiò lo tronco! E altro e altro!
           492   Vel. L'altro viaggio.


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