Page 455 - La mirabile visione
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Questi doni sono detti essere in congruenza con le beatitudini,
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           ma in senso inverso . Ora le beatitudini, variamente enumerate e
           distinte,   in   Dante   che   le   fa   annunziare   a   ogni   grado   del
           purgatorio,   sono   così:   poveri   di   spirito,   misericordi,   pacifici
           senz'ira  mala, piangenti, assetati di giustizia, mondi di cuore.
           Quindi la corrispondenza di spirito a beatitudine sarebbe per
           Dante questa:

                     7 Timore    -  1 Poveri di spirito  : superbia
                     6 pietà     -  2 misericordi     : invidia
                     5 scienza   -  3 pacifici        : ira
                     4 fortezza  -  4 piangenti       : accidia
                     3 consiglio -  5 sitibondi di giustizia : avarizia
                     2 intelletto -  6 famelici di giustizia : gola
                     1 sapienza -  7 mondi di cuore   : lussuria.

           Così S. Agostino, a proposito però dell'intelligenza della sacra
           scrittura, concepisce i sette doni, come sette gradi per i quali si
           ascenda dal timore di Dio sino alla sapienza . Che Dante vi
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           s'ispirasse, sarà chiaro da uno di quei raffronti i quali fanno
           pensare quanto d'inesplorato e d'inesplorabile rimanga tutt'ora
           nell'abisso sacro. Eccolo. Il Padre così dichiara il secondo grado:
           "Poi bisogna divenir miti (la seconda beatitudine è, per lui, quella
           dei  miti, mentre Dante questa non l'ha o la fonde in quella dei
           pacifici) mediante la pietà, nè contradire alla divina scrittura, sia
           intesa, se percuote alcun nostro vizio, sia non intesa, quasi non
           possiamo  melius   sapere   meliusque   praecipere;   ma   piuttosto
           pensare e credere esser più buono e vero ciò che lì è scritto, anche
           se c'è oscuro, di quello che ciò che noi per nosmetipsos sapere
           possumus". Si tenga a mente il sapere e il praecipere; e si perda


           497   Vel. pag. 386 sgg.
           498    Aur. Aug. Op.  III pag. 28 sq.  (De Doctr. Christ.  II 9 sqq.). Noto che
              quest'opera di S. Agostino è citata da Dante in Mon. 3, 4; idem ait in libro
              de D. Ch. etc.


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