Page 412 - La mirabile visione
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sapienza o delle scienze, studio che fu lungo. Infine quell'andare
           fu su questa superficie terrestre; la lupa che lo impedì, era bensì
           un mostro dell'inferno, ma non era nell'inferno, dipartita come era
           di   là,   dall'invidia   satanica:   l'altro   viaggio   fu   sotterra.   Ora
           nascondersi   sotterra   vale   "contemplare".   Fu,   entrando   col
           terremoto della redenzione la quale fece le tre rovine. Ora fare le
           rovine, o le macerie, significa contemplare. Fu, uscendo da un
           foro nel sasso. Ora andare per tali  foramina petrae  significa
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           contemplare . E poi ognun vede, ognun comprende che Dante
           salendo al colle, cammina e opera, che è lo stesso, e altro non fa;
           e   che,   scendendo   negli   abissi   e   risalendone   sino   al   monte,
           cammina e opera, sì, e con fatica e con timore e con pietà e con
           ira, ma guarda, anche se guarda e passa, guarda, nota, chiede e
           riceve dichiarazioni e lezioni: studia, insomma, e contempla. E
           infine ognun sa che Dante medesimo chiama "visione" tutto il suo
           altro viaggio.
              Non avrebbe Dante in vetta al bel colle trovato nè Matelda nè
           Beatrice. E lo studio che adduce all'una e all'altra; e Virgilio che è
           lo studio, mandato da Beatrice a soccorrerlo, come gli dice sulle
           prime?


                     Perchè non sali il dilettoso monte
                     ch'è principio e cagion di tutta gioia?


           Per quanto, a rigore, lo studio sia utile e necessario anche nella
           vita attiva, e perciò a rigore, non si debba escludere che Virgilio
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           potesse accompagnar Dante per il corto andare ; tuttavia, pur
           sembrando sulle prime incorarlo a salire, non gli propone già di
           salirlo con lui, il bel colle, non gli dice mica: Ti condurrò! Non è
           la sua via, quella; e d'altra parte egli non avrebbe potere contro la
           "bestia".   Con   Virgilio   egli   diventa,   come   Stazio,   poeta;   con


           411   Vel. pag. 310 sgg.
           412   Vedi a pag. 430.


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