Page 408 - La mirabile visione
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figlio:
Principio caelum ac terram camposque liquentes.
Lucentemque globum Lunae Titaniaque astra..." 406
Beatrice non è Dio, bensì la sapienza, che nella Trinità di Dio è la
seconda persona. Ma si veda a ogni modo che Beatrice mostra al
visitatore dell'oltremondo "il globo della luna e le stelle", come
Anchise, e che Matelda adduce prima il medesimo viatore a
Beatrice, e gli parla, e prima e dopo, del fiume Leteo. E si può
aggiungere che Fulgenzio aveva rilevati in Anchise il suo
insegnamento intorno ai misteri della natura e la sua
dimostrazione circa il ritornar dell'anima alla vita e le sue
predizioni del futuro.
Dante è Enea e Giacobbe in uno. Già nello errar per la selva
oscura egli vuol assomigliare tanto a Enea che cammini per
incertam lunam in silvis, (Aen. VI 270) il che non impedisce che
406 Fulg. de Virg. Cont. in Mythographi Latini, Lugd. Bat. 1742: pag. 760 sq.
Altro è da vedere in quell'operetta, che Dante osservò. Dante a Virgilio, nel
passo dello Stige, fa fare l'uffizio di Radamanto: verbum (verba)
domantem... Qui verborum inpetum domare scit, hic superbiae et damnator
et contemtor est. Pag. 759. Da Fulgenzio trasse Dante la falsa etimologia di
Tisifone "furibunda vox" (gridavan sì alto, Inf. 9, 51). Resta confermato
così che ella è la superbia speciale. Resta confermato che il regno della
malizia può chiamarsi, se si vuole, il regno della superbia, cioè aversione
od apostasia da Dio, che si esplica nei tre peccati spirituali di ira, invidia e
superbia (speciale): in vero Dante, a prova di ciò, chiama superbo uno dei
peccatori d'ira, Capaneo, uno dei peccatori d'invidia, Vanni Fucci, oltre che
il più insigne dei peccatori della ghiaccia, che è Lucifero. Si può rileggere,
nell'operetta, la nota proposizione "poema... superbiae deiectio est etc.". A
riprova di ciò che significa la morte di Dante avanti Francesca, si legga:
"Illic etiam et Dido videtur, quasi amoris atque antiquae libidinis umbra
iam vacua. Contemplando enim sapientiam libido iam contemtu emortua
lacrimabiliter poenitendo ad memoriam revocatur". Pag. 757. Le lagrime di
Dante e la pietà che fa ch'e' venga meno, non sono, via, da interpretarsi
soltanto nel modo geniale e simpatico che si suole!
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