Page 403 - La mirabile visione
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           125)  a cani, quelli come Filippo Argenti. (ib. 8, 42) In genere,
           tutti guaiscono. (ib. 5, 2) I simboli sono Cerbero che è un cane,
           (ib. 6, 14) un vermo, (ib. 22) una fiera insomma "diversa"; (ib.
           13) ed ha tre gole, che, senza affermare una natura trina del cane
           o   del   vermo,   significano   forse,   o   senza   forse,   la   triplice
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           incontinenza di concupiscibile . Pluto è un maledetto lupo. (ib.
           7, 8) Flegias, come tale che grida, Discite iustitiam, fa riscontro a
           Minos,   che  giudica,   e   come   barcaiolo   dello   Stige,   a   Caron
           barcaiolo dell'Acheronte. Flegias  grida, non ha voce che per
           gridare, e forte; sempre, come una volta (ib. 619), magna voce;
           (ib. 8, 18, 19, 80 sg.) Caron grida; (ib. 3, 84); Minos ringhia, (ib.
           5, 4) e grida. (ib. 21) Di Minos è ricordata la coda, (ib. 11) la
           quale costituisce, credo, la parvenza di demonio. Demonio è
           anche Caron: è caudato, credo, anch'esso; e così Flegias. Hanno
           tutti e tre, e per la coda e per la voce, della bestia; e sono bestie di
           una natura sola. E sono simboli del peccato, di chi visse come
           avesse la sola anima sensitiva, di chi sommise la ragione al
           talento, che è l'appetito sensitivo. E sono i punitori del peccato:
           peccato pena a sè stesso.
              Al quadrangolo aggiungiamo un altro canto: sarà pentagono.
           L'uomo è vero uomo, se ha, sopra le due anime vegetativa e
           sensitiva, l'anima razionale. Se questa è corrotta, ecco l'uomo, il
           vero   uomo,   peccatore.   Ora   è   superfluo   dire   che   nell'anima
           razionale sono due potenze, volontà e intelletto. Dante fa tale
           distinzione, per es. in questo terzetto: (Inf. 31, 55) 402

                       l'argomento della mente
                     s'aggiunge al mal volere ed alla possa;

           400   "Che dir nol posson con parola integra", oltre la sua derivazione dottrinale,
              mostra d'imitare il noto verso d'Ovidio: (M. VI 376)  quam vis sint sub
              aqua, sub aqua maledicere tentat. E poi a Dante paion rane.
           401    Diverse l'una dall'altra, per colore e tipo, sono le tre teste di Lucifero,
              dell'hydra saevior. Vedi su Cerbero a pag. 428, nota.
           402   Vedi a pag. 376 nota, e nota a 339.


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