Page 404 - La mirabile visione
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e in quest'altro: (Pur. 5, 112)
Giunse quel mal voler che pur mal chiede
con l'intelletto, e mosse il fumo e il vento
per la virtù che sua natura diede.
Bene: Dante significò con due nature aggiunte alla prima nei
simboli suoi, queste due parti della ragione nel peccato. S'induce,
in modo indubitabile, dal fatto che a Caco, centauro a parer suo,
che non sta e va cogli altri centauri per aver commesso frode oltre
che violenza, egli aggiunge un drago sopra la groppa: uomo
dunque è Caco, e cavallo e serpente. (Inf. 25, 23) Ora la frode è
detta proprio male dell'uomo e perciò più punita della violenza.
Perchè proprio male dell'uomo? Perchè eseguita con ciò che è
proprio bene dell'uomo, ossia con la ragione. Ma la ragione è
volontà e intelletto; e invero sì intelletto e sì volontà mancano
negli animali bruti. Ora la frode, se ha da differire dalla violenza,
differirà non per la volontà e l'intelletto che in essa siano e nella
violenza manchino, ma per l'una di esse: per la volontà, chè
l'intelletto è più specialmente proprio dell'uomo, essendoci nei
bruti una parvenza, almeno, di volontà. E così l'uomo che
commette il male con la volontà ma senza intelletto, non è bestia,
chè le bestie volontà non hanno, ma a bestia assomiglia assai: è
theroeides, bestiale, come dice Dante interpretando con somma
esattezza l'espressione greca; sebbene, per abusione, si possa
anche dir bestia e fiera. Questo peccato, in cui entra oltre il
quadrangolo, oltre, cioè, l'anima sensitiva, anche la volontà, è
rappresentato dal Poeta con simboli bicorpori o biformi o
bimembri, che dir si voglia: il Minotauro, chiamato bestia, sebben
sia anche uomo; i Centauri, chiamati fiere, sebbene siano anche
uomini, le Arpie mezze donne e mezze uccelli, le cagne che
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