Page 381 - La mirabile visione
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il Tartaro, esce dal Tartaro per un cammino ascoso, trova un'altra
porta, entra anche da quella, si purifica di sue macchie prima con
l'aria, anzi col vento, poi col fuoco, all'ultimo con l'acqua. C'è la
trasposizione del fuoco e dell'acqua, in Dante, ma Dante, quel
precedere in Virgilio dell'acqua, lo interpreta o finge
d'interpretarlo come meramente stilistico. In verità la
purificazione nell'acqua, egli pensa, vien dopo quella del fuoco,
perchè essa è il bere al Lete, come quasi quasi corregge Virgilio
istesso: (ib. 745)
donec longa dies . . .
concretam exemit labem purumque relinquit
aetherium sensum atque aurai simplicis ignem.
has omnis . . .
Lethaeum ad fluvium deus evocat.
Ma qui Virgilio, pensa Dante (oh! sublime gioia, pensare il
pensier di Dante), ma qui, a dir meglio, Anchise parla d'una
purificazione che si compie sub gurgite vasto, come è detto
prima. (ib. 741) O non si contradice Anchise che prima ha
mostrato al figlio
le anime che all'onde del fiume Leteo (ib. 714)
securos latices et longa oblivia potant?
Ecco, pensa Dante, i fiumi hanno a essere due; uno, dove le
anime son tuffate e dimenticano; l'altro dove elle bevono e
incipiunt velle rivedere supera convexa. Questo fiume del velle
deriva dalla fonte stessa onde sgorga il fiume dell'oblio; sicchè si
potranno chiamare tutti e due Lethaei (ib. 714, 745), sebbene più
propriamente l'uno, quel dell'oblio, sia Letè, l'altro, quel del
volere, con parola greca anch'esso, abbia a chiamarsi Eunoè. Così
l'alta Tragedia non è contradetta in nulla dalla Comedia.
In nulla; poichè la purificazione avviene dunque per pene e
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