Page 385 - La mirabile visione
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certa guisa,  infanti  nel tempo stesso che  magni) "quo magis...
           laetere" (ib. 717) Dante, di vedere quegli spiriti magni, che sono
           tra i parvoli, in sè stesso s'esalta. (ib. 120) Nè si deve tralasciare
           che di risurrezione parla qui Virgilio a Dante, (ib. 53) e Anchise a
           Virgilio. (ib.  750) Sono dunque gli spiriti magni e parvoli di
           Dante   nell'Elisio   di   Virgilio?   Certo,   se   ricorriamo   all'altra
           figurazione degli inferi Virgiliani, dobbiamo dire che sono secreti
           anch'essi, questi pii di Dante. (Aen. VIII 670) E non occorrerebbe
           quella, e basterebbe questa; che tutto qui parla di appartato e
           separato.
              Ma le anime di Virgilio, destinate a prendere altri corpi, le
           anime   che   bevono   al   Lete   con   grande   ronzìo   di   sciami,
           quell'anime dice Anchise "superum... ad lumen ituras". (VI 680)
           Ed Enea chiede se s'ha a credere che "aliquas" vadano di lì al
           cielo "sublimis animas". (ib. 719) Sublimis noi sappiamo che è
           complemento avverbiale di  ire; ma lo sapeva Dante? Servio lo
           traeva in inganno, facendogli notare quell'aliquas e dicendo: non
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           omnes, sed sublimium . Da ciò gli "spiriti magni". Ma dunque
           gli spiriti magni, e con loro tutto quello sciame ronzante, sono
           destinati ad ire al cielo, a vedere il lume del sole alto? a vedere
           altro lume, che quello che godono nel luogo dove sono, dove è
           pure un proprio sole? In vero Dante li dice "sospesi". (Inf. 2, 52)
           E   sospese   sono   le   anime   dell'Eneide,   sia   per   questa   loro
           condizione di destinate ad altra vita, ad altro luogo, ad altra luce;
           sia perchè proprio suspensas le afferma Anchise. (ib. 741) Chè
           egli   dice   che   elleno  panduntur   inanes   suspensae   ad   ventos.
           Inanes sono i venti, e suspensae va con panduntur; ma intende
           così   Dante?   Dante   che   "non   sospende",   ne'   suoi   imaginati
           supplizi, mai le anime purganti? Dante che chiama "vane" le
           ombre, (Pur. 2, 79) e "vanità" quella dell'anima senza corpo? (Inf.

           380   Serv. ad 720. Si potrebbe ricavarne il senso che dà l'autore dell'epistola a
              Can   Grande,   della   parola  sublimis,   attribuita   alla   terza   cantica.
              Significherebbe "grande, magna"; e sarebbe d'accordo con la protasi di essa
              cantica, e con l'interpretazione dell'ecloga Dantesca. Vedi a pag. 240.


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