Page 389 - La mirabile visione
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Vate, come e' possa veder la seconda; (ib. 676) e loro è guida nei
           campi floridi e belli, (ib. sq. Pur. 29, 7) salendo. (ib. 676, Pur. ib.)
           La prima, Enea e il Vate trovano così casualmente, senz'averne
           prima saputo: ma la seconda è quella per cui hanno intrapreso il
           grande viaggio: è Anchise, che Enea va a rivedere per averne
           consiglio e conforto: è Anchise che aspettava il figlio; (ib. 687)
           che era tanto pensoso di lui (ib. 670); che lo revocò tante volte in
           sogno. (ib. 695) È Beatrice, che aspettava il suo amico, che di lui
           era tanto dolente, che in sogno o altrimenti tante volte lo revocò.
           (Pur. 30, 134) La prima invece è Matelda, è Musaeus. È Matelda,
           cioè l'arte in genere e l'arte del poeta in ispecie; quell'arte che si
           chiama   ancora   scienza,   e   arte   e   scienza,   e   che   col   nome
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           mitologico è Musa, cioè la propria scienza del poetare . Così il
           vecchio  Museo, che sopravanza tutti dell'omero e che regna in
           mezzo alle anime felici e che dà contezza ad Enea e alla Sibilla
           del bosco ombroso e dei prati fatti sempre freschi dai rivi, e che li
           guida, salendo un giogo, sin dove trovano Anchise, si trasforma
           nella giovane Musa, la quale dice a Dante e a Virgilio che foresta
           e che fiumi son quelli che vedono, e che li guida risalendo il
           fiume, sin dove Dante vedrà Beatrice e Virgilio sparirà. Ma è
           soletta; non è intorno a lei plurima turba. (ib. 667)
              La plurima turba, che coi parvoli fanno gli spiriti magni, che
           furono (ib. 662)


                       pii vates et Phoebo digna loculi,
                     inventas aut qui vitam excoluere per artis;


           è ancora nel cerchio che somiglia tanto all'altra selva, dove sono
           gli uomini simili ad arbori, "che non hanno vita di  scienza  e
           d'arte",   simili   a   pietre,   "che   non   hanno   vita   ragionevole   di
           scienza  alcuna". (Co. 2, 1) Ma sono  sospesi, e il loro luogo
           somiglia a quest'altra foresta "spessa", dove è la Musa della

           386   Pag. 68, 73 sgg. 95 sg.


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