Page 391 - La mirabile visione
P. 391
saranno vuoti. Sarà egli re senza sudditi? In ciò sarà la chiarità
della sua veste? No: allora noi dobbiamo prevedere la fusione di
quei due luoghi che abbiamo veduti così simili, della selva del
limbo e della foresta del paradiso terreno, tutti e due esemplati
dall'Elisio Virgiliano;
secretosque pios, his dantem iura Catonem.
Ciò è evidente. Ai comentatori riuscì ostico sempre quel verso,
la veste che al gran dì. Come mai quello scongiuro per il
rivestimento della carne a tale che dovrebbe, nel gran dì, appunto
andare per le sue spoglie, ma non però che se ne rivestisse? (Inf.
13, 103) C'è un'antitesi pensata, tra questo e gli altri suicidi,
pensata e che deve far pensare. Dante usa, fuor di rima, la parola
veste per farla notare, codesta antitesi violentissima. Il fatto è che
il chiaro rivestimento deve aver che fare con la qualità di custode
del purgatorio, cioè di balivo dell'anime che, sospese, sono
purificate col vento col fuoco e con l'acqua. Ora queste anime
sono per andare al lume supero e per rivedere le supere
convessità. Ma con questo, un altro effetto è nella purificazione.
Le anime tornano ai corpi. (Aen. VI 713, 720, 751) Al balivo
dell'anime che si purificano, si ricorda il suo futuro ritorno alla
carne, perchè il ritorno alla carne è nell'Eneide menzionato
sempre vicino all'altro effetto della purificazione. Ora poichè,
secondo il dogma cristiano, tutti risorgeranno con i loro corpi,
non i soli sudditi di Catone, e sono eccettuati, secondo Dante,
appunto i suicidi come Catone stesso, noi dobbiamo pensare qui a
una risurrezione speciale, notevole, impreveduta. S'è detto della
somiglianza dei sospesi nel limbo coi penitenti del purgatorio.
Ebbene leggiamo nell'Eneide dell'inconsapevole profeta
mantovano; leggiamo: (ib. 719)
o pater, anne aliquas ad caelum hinc ire putandum est
391