Page 394 - La mirabile visione
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da Virgilio la proposta del grande viaggio, dice: Io non sono
Enea; poi acconsente al viaggio, pensando, dunque: Io sono Enea:
alter ab illo. Basterebbe, io credo, questa affinità e congiunzione
tra il secondo e il primo viaggio, e tra il secondo e il primo
viatore, e tra il secondo duce e i primi duce ed eroe, a convincere
che a un certo punto, quando il viatore poeta si trova avanti una
porta chiusa, che il viatore eroe trovò aperta, la ianua Ditis, fosse
il viatore eroe a disserrarla al viatore poeta. L'Enea Virgiliano
dice alla sua vate: doceas iter et sacra ostia pandas: (ib. 109)
ricordiamo! Al secondo Enea il suo vate si offre per queste due
operazioni distinte del viaggio e della porta. Ed è intuitivo che le
operazioni e' le compia tutte e due, col suo volume, con le sue
inspirazioni poetiche o mistiche. Dunque la porta l'apre esso, che
ha detto, Vincerò; l'apre esso col mezzo d'una sua imaginata
verghetta in mano a un suo creato eroe.
Che il poeta fosse allora aiutato dall'eroe sarebbe, io credo, di
per sè probabile molto; se non fosse assolutamente certo, perchè
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il Messo del cielo viene da di qua della porta dell'inferno ,
dunque dal limbo, perchè soli quelli del limbo non son legati da
Minos; ed è perciò Enea, perchè a Virgilio l'innominato Messo si
era offerto, e non gli si poteva offrire se non uno del Limbo, non
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essendo Virgilio uscito dal Limbo , o, a ogni modo, non essendo
detto che altrove si recasse; e non doveva Virgilio, cercando ciò
che, oltre la parola ornata, era mestieri al campar di Dante,
rivolgersi ad altri che a guerrieri o eroi, e tra questi, non ad altri
che al guerriero ed eroe suo; è Enea, perchè, senza scorta (esso
che l'ebbe altra volta) scende i cerchi dell'incontinenza di
concupiscibile, e Dante l'ha nel Convivio (4, 26) recato a modello
e tipo di stringitore di freno; e perchè passa come terra dura la
389 Assurdo è pensare che Virgilio intendesse d'alcuno venuto di fuori, che,
mentre parlava, egli sentisse già penetrato nell'inferno. Assurdo,
assurdissimo. Virgilio avrebbe deposto ogni dubbio ed ogni impazienza; e
invece li mostrerebbe, dopo, più che mai. (Inf. 9, 7)
390 Vel. pag. 413 sgg.
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