Page 379 - La mirabile visione
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della condizione ch'era dell'inferno prima del Cristo: la città di
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Dite si estendeva sino oltre Acheronte . Se l'inferno era allora
tutta una città di Dite, Enea trovò dunque chiusa la porta, perchè
di Dite la porta è sempre chiusa, sia prima del Cristo il quale, in
vero, l'infranse; sia dopo, come attesta Dante e provò Virgilio.
Ma, secondo la Sibilla, questa medesima ianua Ditis era aperta
allora. E, secondo il racconto di Virgilio nella alta sua tragedia,
racconto male interpretato, o a bella posta o inconsapevolmente,
da Dante nella sua Comedia, aperta era allora ai dis geniti anche
l'altra porta del Tartaro, che è a sinistra, adversa ingens; (ib. 548)
la quale per Dante è uguale a quella Ditis magni. (ib. 541) Ai dis
geniti era aperta: infatti come entrò Alcide? Da quella entrò se
potè arraffare e legare il custode del Tartaro, a' piedi del re Dite. E
come entrò Enea? Virgilio non ne parla, si può dire. Narra che
occupat aditum, che si purifica delle sozzure, e figge adverso in
limine (della porta adversa, della medesima porta che è chiusa
dagli avversari), che cosa? ramum, la verga fatale, la verga che è
segno del chiamar delle fata, la verga che è il simbolo delle
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virtù ; e mirabilmente entrò. Riassumendo: avanti il Cristo, la
porta dell'inferno tutto era chiusa, perchè esso l'infranse; la porta
di Dite era aperta, come dice la Sibilla: dopo il Cristo, la porta
dell'inferno tutto era aperta, come vide Dante, la porta di Dite,
come vide Dante, era chiusa. Ma perchè, avanti il Redentore, Dite
equivaleva a tutto l'inferno, la porta era chiusa, come d'inferno,
aperta, come di Dite; chiusa e aperta nel tempo stesso, chiusa per
374 Notevole che la contradizione Dante la trovava per questo punto anche
nell'autor suo, e segnata dal comentatore, il quale anche gl'insegnava
l'essenza simbolica d'Ercole, mente magis quam corpore fortis, e di
Cerbero che raffigura omnes cupiditates et cuncta vitia terrena:
l'incontinenza. (Vedi a pag. 411) Servio annota: "Ma Cerbero è subito dopo
i fiumi!... Il trono di Plutone è più dentro. Dunque o ci si deve riferire alla
natura de' cani, che atterriti fuggono al padrone, o solium è da intendersi
pro imperio".
375 Serv. ad Aen. VI 136.
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