Page 375 - La mirabile visione
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Anche   gl'inconoscibili   del   brago   sono   battezzati,   che   non
           rinverdirono in vita la  grazia  avuta, come dicono gli accidiosi
           pentiti. (Pur. 18, 105) L'accidia, che è un rattristarsi de spirituali
           bono, che è una tepidezza in ben fare (ben fare uno non battezzato
           non può, meritando) (ib. 108); l'accidia non è peccato da pagani.
           Quindi   nell'Eneide   non   possono   ritrovarsi   anime   rissose   o
           gorgoglianti nello Stige. Vide invece sì gl'ignavi del vestibolo, sì
           gl'ignavi del  quarto  cerchio, sì  gl'ignavi  dello  Stige,  nel  suo
           proprio viaggio, quando fu congiurato da Eritone, Virgilio, che di
           queste tre specie dà conto a Dante con parole quasi uguali. Li
           vide mortis honore carentes, come gl'insepolti che vide Enea ed
           esso cantò; ma con alcuna differenza tra loro. I primi erano nè
           morti nè vivi; come non ebbero vita, non hanno morte, come non
           ebbero morte, non hanno vita. Gli ultimi erano più veramente i
           suoi insepolti, checchè paia a bel principio. Invero i primi son
           fuori, gli ultimi son dentro la "gran tomba" che è l'Inferno. I primi
           non   hanno   speranza   di   morte;   gli   ultimi   la   seconda   morte
           l'ebbero, traversando l'Acheronte: dunque morirono e furono poi
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           sepolti . Come sono sempre ancor vivi, d'una vita cieca e bassa,
           quei primi, perchè furono, vivendo, come morti; così questi che
           sono sepolti, furono, vivendo, quasi insepolti. Se essere insepolti
           vuol dire misticamente "non dissolvere la compagine dei vincoli
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           carnali" ,   questi   ultimi   ignavi   del   brago   non   attutirono   le
           passioni,   parlando   in   genere;   le   passioni   dell'irascibile,   ira   e
           timore, parlando in ispecie.
              Sono essi più veramente gl'insepolti della Eneide; e invero
           hanno, come loro, del naufrago. Il mare li tranghiottì: un mare
           vischioso e putrido. Il mare, cioè una palude, li tiene in sè. Quel
           mare che si attraversa col legno della croce, il qual legno è
           simboleggiato nell'arca; quel mare, che si attraversa col battesimo
           che   è   simboleggiato   nel   camminar   di   Gesù   sull'acque   e   nel


           371   Vedi in Vel. la pag. 102.
           372   Vedi nella pag. citata il passo di S. Ambrogio.


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