Page 359 - La mirabile visione
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cioè che ha tutte le virtù convenienti alle diverse età (M. 2, 3) e
           che   qui   è   detto   il  giusto  figliuol   d'Anchise.   Sarà   dunque
           quell'autorità imperiale, che altra volta Dante impersona in Enea,
           e che a Dante tante volte suggerisce l'idea del Cristo, che toglie i
           peccati   del   mondo.   Sarà   la   autorità   imperiale   che   battezza,
           quando   la   volontà   può   e   deve,   concorrere   e   adattarsi   al
           sacramento ricevuto negli anni puerili; che battezza imponendo il
           dolce giogo della libertà; che fa uscir dalla selva oscura il genere
           umano, ridonandogli o affermandogli la libertà dell'arbitrio; che
           dirige le anime degli adolescenti, le quali, per i blandi diletti,
           possono traviare; che cavalca l'umana volontà usando lo sprone
           della fortezza e il freno della temperanza; che toglie di mezzo
           l'ingiustizia (la cui origine è le cupidità) e fa regnare, nella sua
           purezza, la giustizia, e per essa e con essa, ricacciata nell'inferno
           la bestia senza pace, la pace, supremo fine degli uomini e singoli
           e uniti. È un nuovo Cristo, che l'Unto di Dio unge, per così dire,
           periodicamente a restaurare l'opera sua: illuminando le anime,
           liberandone   il   volere   e   facendolo   uscire   all'opera,   cioè
           distruggendo   il   peccato   originale,   cioè   irraggiando,   in   modo
           misterioso e invisibile, la selva oscura nella notte dei sensi, e
           mostrando   il   passo   della   fiumana   allo   stanco   viatore;   e
           distruggendo   il   peccato   attuale   che   con   l'originale   è   nella
           relazione, in cui le fiere son con la selva. Non ci sarebbero i
           peccati   nel   mondo,   se   non   fosse   quella   prima   ignoranza   e
           difficoltà nel vedere e nell'operare; non si incontrerebbero le
           fiere, nè la snelletta nè le micidiali, se non ci fosse la selva; ma
           non ci sarebbe la selva, o come Dante fa vedere nell'unico modo
           che gli sia concesso, non  si ritornerebbe nella selva, se non ci
           fosse quella culpa vetus, che fu suggerita dall'invidia del serpente,
           e   si   attuò   in   tutte   le   inordinazioni   dell'anima   umana,   nella
           corruzione dell'appetito della volontà e dello intelletto; se non ci
           fosse la lupa scatenata nel mondo dall'invidia prima, e che è tutto
           il   peccato   attuale;   e   si   fonde   e   confonde   nella   selva   stessa,



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