Page 358 - La mirabile visione
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Invece la compagnia resta sempre in quell'ordine, e quando si
           scemerà, ne porterà, come ora sopravvengono il primo e l'ultimo,
           Virgilio e Dante.
              A lui, al primo de' poeti, al poeta per eccellenza, all'autore
           dell'Eneida grida  Miserere, l'uomo respinto dal cammino della
           vita attiva, impedito a lui come a ogni giusto, e già sull'orlo della
           selva oscura, in cui gli uomini son come morti o come non nati. A
           lui domanda aiuto contro la bestia. Potrebbe Virgilio essergli
           scorta anche nel cammino verso il bel colle, al qual cammino
           sembra confortar sulle prime lo smarrito viatore?  Perchè non
           sali...?  gli dice. Sì, potrebbe: in vero e nel Convivio e nella
           Monarchia Dante ha spesso l'autorità dell'autore dell'Eneida, per
           le   sue   teoriche   civili   e   politiche.   Ma   Virgilio,   quando   vide
           lacrimar Dante, conobbe che per campare egli doveva tenere
           "altro viaggio", ossia interpretando l'allegoria poetica, "l'altro".
           Per giungere al colle? Sì, se il colle si spogliasse, nel pensier di
           Dante, lì per lì (come non è inverosimile), dell'aggiunto che ha al
           suo  significato  di   "beatitudine";   dell'aggiunto  d'inferiore  o   di
           buona rispetto a ottima. Ma questo è certo, a ogni modo, che il
           fine indicato da Virgilio all'altro viaggio, non è l'andare al colle,
           ma il campare dal "loco selvaggio", che è tutt'uno col "basso
           loco" dove il sol tace, e con la selva oscura. Insomma gli dice:
           "Se vuoi non essere ignobile, e parvolo per sempre d'animo, devi
           seguire l'altro cammino, quello della vita contemplativa: la vita
           attiva o di governo è impedita a te, e a ogni giusto, dalla bestia,
           contro la quale non può aver potere che il Veltro".
              Il qual Veltro verrà, e avrà per suo cibo sapienza amore e virtù,
           ossia sarà come il Dio uno e trino, Potestà Sapienza e Amore, che
           viene   o   scende:   sarà   dunque   come   un   Cristo   redentore   e
           battezzatore. Sarà salute dell'Italia, che Virgilio chiamò umile
           quando apparve al fatale Enea, e per cui Enea fece guerra; sarà
           dunque come un Enea, il quale raffigura pure nelle altre opere di
           Dante il forte e il temperante (Co. 4, 26), il nobile per eccellenza,



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