Page 349 - La mirabile visione
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Per quanto dottrinalmente la lupa comprenda anche il leone,
           oltre che la lonza, e perciò le fiere si riducono alla bestia, non
           credo che Dante considerando a parte la lupa, vi vedesse sempre
           quel compendio di tutto il male. Certo la dispregia più. Se, come
           è   probabile,   egli   sentiva   in   tutti   tre   i   nomi,  leonza,  leone,
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           leopede , l'idea di leone, il dispregio è anche nel nome di lupa,
           che  varrebbe: leone di piedi. Quindi io credo che, quando la
           vedeva a parte, egli non discernesse in lei la natura del leone, che
           conserva   anche   nel   suo   senso   simbolico   qualcosa   della   sua
           nobiltà naturale, per quanto nella violenza sia compresa sodoma e
           l'usura;   che   peraltro   sono   pecche   di   letterati   grandi   e   di
           nobiluomini.   E   non   vi   discerneva   allora   la   concupiscenza   e
           tristizia della lonza; chè, in fin dei conti, la lupa non è fuia e non
           si ammoglia se non metaforicamente: altro è libidine d'oro, o di
           terra e peltro, o di dominio, e vai dicendo; altro, di carne. E
           allora, togliendo alla lupa il leone e la lonza che in lei sono
           spariti, e fondandoci soltanto sulla equivalenza di cupidità ed


              più della volpe, e che insidii gli ovili, come la volpe i pollai, e spii l'assenza
              dei cani e pastori, e si travesta (lo dice Dante) da pastore, e la lupa tolga la
              voce, vedendo ella per prima, e veduta prima non noccia, e venga innanzi
              sensim,   cioè   a   poco   a   poco,   sarà   bene   ricordare.   Qualcosa   posso
              aggiungere. Nelle Constitutiones regni Siculi Tit. I (in Cantù, Doc. 3, 499)
              leggo: Hi sunt lupi rapaces intrinsecus et eo usque mansuetudinem ovium
              praetendentes, quousque possint ovile subintrare dominicum... Hi sunt filii
              pravitatum a patre nequitiae et fraudis authore ad decipiendas simplices
              animas destinati... Hi sunt serpentes qui latenter videntur inserpere et sub
              mellis dulcedine virus evomunt, et dum vitae cibum ministrare se simulant,
              cauda feriunt, et mortis poculum etc. Qui abbiamo la lupa e Gerione, che
              sono la stessa cosa sotto diversa forma. Come la  vulpecula  ciceroniana
              diventasse la lupa dantesca, vediamo da questa strofa di S. Paulino: Vulpes
              Herodes,   cur   cauda   dissimulas   Praedam   captare?   belluino   gutture
              Sanguinem sitis: agni carnes esuris, Lupe crudelis.
           353   Osservazione partita da un'altra di TCasini che notò l'allitterazione dei tre
              nomi, e suggerita da FD'Ovidio, che in Flegrea, 5 luglio 1900, ricordò la
              pretesa etimologia di lonza, come io aveva riferita in Vel. l'altra, e più
              curiosa ancora, etimologia falsa di lupo.


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