Page 344 - La mirabile visione
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amor del male; nell'avarizia, almeno del purgatorio (ma anche
dell'inferno, via!), non è amor del male; bensì amor soverchio del
bene. Perchè allora parlar di lupa, proprio in quel canto
dell'avarizia, nel purgatorio? Perchè l'avarizia può divenire
cupidità, che "quaerit aliena" (M. 1, 13), e allora da mal tenere
diviene mal prendere. Ma il mal prendere, in Dante, non è già
peccato d'avarizia! La lupa predatrice non è già avarizia, ossia
mal tenere, ossia perdita di "operare", ossia ignavia inconoscibile,
come di quelli del vestibolo e del brago! No: dobbiamo dire: la
lupa è frode, la frode germina dalla cupidità, che può scambiar il
nome con essa; e dunque la lupa si può anche chiamar cupidità.
Ora la cupidità è amor del male che nasce dal soverchio amore
del bene o dei beni. E così possiamo dire che il seme è avarizia, il
germoglio è cupidità, la pianta è frode.
Ma le metafore non colgono mai giusto. Non si può dire che
avarizia sia un seme; poichè in verità ella è una pianta venuta da
un seme che si chiama amor soverchio del bene; anzi da un
germoglio che sbullettò da un seme che si chiama amore. La
cupidità proviene da questo seme istesso, ma sul germoglio
s'insetò un altro germoglio; e così divenne cupidità. La qual
cupidità crescendo a pianta, non è più cupidità, bensì ingiustizia.
Or che ha ella in comune con l'avarizia? Il seme; ma il seme è
unico per tutte le piante:
amor sementa in voi d'ogni virtute
e d'ogni operazion che merta pene;
e poi quel germoglio, che là restò come era e qui fu insetato con
l'amor del male.
La pianta dell'avarizia non dà frutti: è sterile di bene e di male.
Quest'altra, è carica di frutti velenosi. Però, se non era quel primo
germoglio, non nasceva questa pianta venefica. Ma però, se quel
primo germoglio non s'innestava con la cupidità, la pianta
rimaneva sterile. Così avviene che quando si vede quella prima
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