Page 342 - La mirabile visione
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bramosa, tanto famelica! E non uccide subito; ma tanto impedisce
           il viatore, che lo uccide. E non empie mai la sua voglia, e dopo il
           pasto ha più fame di prima, e la sua fame è senza fine cupa. Ciò
           non è nel leone, sebbene non lo dica espressamente il Poeta; ma
           s'intende che la fame dell'uno non è che rabbiosa, e che la fame
           dell'altra   è   insaziabile   a   differenza   di   quella.   La   cupidità   di
           vendetta si sazia con la vendetta; la cupidità di tutte le altre cose
           non si sazia mai; specialmente quella d'eccellenza. L'eccellenza
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           l'uomo non la può raggiunger mai !
              Così le due bestie potrebbero chiamarsi,  metonimicamente,
           ponendo la causa per l'effetto, cupidigia o cupidità o amor del
           male. Ora questa cupidità è ciò che contrasta principalmente alla
           giustizia. Tolta la cupidità, nulla resta di avverso alla giustizia.
           (M. 1, 13) Ed è dunque, secondo il pensier di Dante, il contrario
           della malizia di cui "ingiuria è il fine" e che si chiama perciò da
           Cicerone  iniustitia.   E   se   leone   e   lupa   sono   cupidità   per
           metonimia, con parola propria saranno da chiamare vis e fraus in
           cui si divide la iniustitia; violenza e frode, in cui si distingue la
           malizia che ha per fine la ingiuria.
              E questa cupidigia, fonte d'ingiustizia, è sovente figurata come
           la lupa (nella lupa sparisce il leone). Che la lupa s'ammoglia ad
           animali che molti son già e più saranno; sicchè non è soltanto
           famelica, ma seduttrice. Il che osservato a dovere avrebbe vietato
           a più d'uno di supporre che Dante si confessi reo di ciò che la
           lupa raffigura. No: la lupa quali uccide, a quali s'ammoglia; e
           Dante  rischiò d'esserne ucciso, non d'esserle  drudo. E ciò si
           conferma   dall'altra   rappresentazione   della   medesima   lupa,
           trasformata in fuia. Ella ha le ciglia intorno pronte e bacia spesso
           un gigante e volge intorno l'occhio  cupido  e vago, e ognun sa
           come   Dante   la   chiami.   (Pur.   32,   150)   E   un   Messo   di   Dio
           l'anciderà,   come   dal   cielo   deve   venire   colui   per   cui   la   lupa


           347   Questo porta a riconoscere nel leone l'ira, e nella lupa l'invidia e superbia,
              più, come vedremo, l'avarizia.


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