Page 338 - La mirabile visione
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avarizia, che, oltre la chiara lettera, anche le imagini del Poeta lo
           provano; che gli avari e prodighi sono stati "guerci" (Inf. 7, 40) e
           risorgeranno col pugno chiuso e coi crin mozzi; il che s'accorda
           con le mani monche e con la fiacchezza generale della sirena,
           prima che la sguardo altrui la vivifichi. I capei mozzi significano
           (non dico esclusivamente) il partirsi della fortezza, come nel fatto
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           di Sansone , e così il pugno chiuso, oltre la tenacia di chi mal
           tiene, significa ciò che la man monca: l'inettitudine a qualunque
           operazione. Ora dice un avaro del purgatorio, e dice dell'avarizia
           intendendo certo anche del suo contrario; (Pur. 19, 121)

                     Come avarizia spense a ciascun bene
                     lo nostro amore, onde operar perdesi,
                     così giustizia qui stretti ne tiene.


           E gli avari sono, come quelli del vestibolo e come quelli della
           palude   pingue,   inconoscibili,   e   perciò   innominabili.   Perchè?
           Perchè non operarono. La femmina balba è dunque l'accidia che
           diventa lussuria, gola e avarizia; è la concupiscenza che si risolve
           in accidia. In vero contro lei ha forza una donna santa e presta, e
           contro lei vale il battere a terra le calcagne, cioè camminare, cioè
           operare, e contemplare le bellezze del creato. Così contro la lonza
           vale l'ora del tempo e la dolce stagione, e l'alacrità che ne viene
           all'animo. Dunque la lonza è l'incontinenza, e comprende dai
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           portati dal vento tutti quei peccatori sino ai tristi nella belletta .
              Il leone è la violenza o bestialità, come la lupa è la frode e il
           tradimento. Di vero, hanno fame tutte e due le fiere: l'uno fame
           rabbiosa, l'altra  fame  di  tutto. La lonza  no, non  ha  fame,  e
           impedisce, ma non uccide. Invero ella raffigura il non contenere
           la "concupiscenza". La concupiscenza è qualcosa tra sè e sè. Gli
           avari, golosi e lussuriosi ebbero soverchio l'amor del bene, bene
           che non fa felici in questa vita, come si vede che son gioie quelle,

           344   Iud. XVI 19: et rasit septem crines eius... statim... ab eo fortitudo discessit.
           345   Vel. 123-136.


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