Page 335 - La mirabile visione
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di quella fiera alla gaietta pelle
l'ora del tempo e la dolce stagione;
ma non sì che paura non mi desse
la vista, che m'apparve, d'un leone.
Di più: la bestialità, col suo nome ciceroniano di vis, è unita
strettamente a fraus: e Dante ci mostra quasi a un tempo il leone e
la lupa:
Questi parea che contra me venesse...
ed una lupa, che etc.
Leone e lupa hanno il predicato in comune; oltre avere in
comune la fame e la paura. Gli incontinenti sommettono la
ragione al talento, seguono come bestie l'appetito (o cuore o
animo o hormen o ira, cioè irascibile); i bestiali sono quel che
dice la parola, poco differenti da bestie, pur meno e più bestie dei
primi, chè sono uomini bestiali, sono semiferini, sono di quelli
cui l'ira sopra il mal voler s'aggueffa (Inf. 23, 16); e sono dipinti
come bestemmiatori col cuore (o animo o appetito o ira etc.),
come trascinati dall'animo a essere ingiusti, e vai dicendo. Nel
tempo stesso i bestiali o violenti sono rei d'ingiustizia come i
fraudolenti, sebbene di tanto meno rei, in quanto, delle due parti
della ragione , corruppero solo la volontà, senza cui non è
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ingiuria, e non l'intelletto ancora, che è invece nella frode.
Ebbene il leone è messo insieme mediante il "ma non sì" con la
lonza, e mediante la comunanza di predicato e quel venire
insieme, con la lupa. Si rileggano quei versi, e vi si vedrà
fedelmente rispecchiata la dottrina di Virgilio: "L'incontinenza è
più leggiera, ma badiamo: c'è una specie d'incontinenza che
sebbene sembri operare soltanto col cuore, non è incontinenza,
342 Non ce n'avrebbe a esser bisogno; tuttavia vedi a pag. 339 in nota come
Dante distingua "la parte razionale".
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