Page 326 - La mirabile visione
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prudenza.
Dante va, cioè opera; ma, più generalmente, vive. Non è uscito
egli dalla selva della quasi morte? Non ne è uscito con la
figurazione del battesimo che è una morte che rigenera o rifà
vivi? Vive, dunque. La vita è una via: vecchio concetto. E S.
Agostino lo illustra così: "Via fu detta codesta vita: finisti la vita,
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finisti la via. Camminammo, e il vivere non è che accedere" .
Vien subito in mente l'espressione di Beatrice: (Pur. 30).
Come degnasti d'accedere al monte?
Quel latinismo non pare casuale. E io ne induco che accedere al
monte significhi "andare verso il fine naturale della felicità",
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significato che ben traluce anche dal contesto . E il terzetto
s'interpreterebbe così: "Sì, sì: sono Beatrice. Non lo sapevi che
qui e la felicità? E dunque dovevi sapere che io ero qui, non
altrove. Come riuscisti, con tanto traviamento, a trovare il luogo
della felicità?"
La piaggia, per cui Dante va, è diserta. Diserta conferma che
era, Beatrice, parlando a Virgilio. (Inf. 2, 62) E Dante la chiama
"il gran diserto" implorando l'Ombra. (Inf. 1, 64) La piaggia
raffigura il mondo, che nel purgatorio (16, 58) è detto
tutto diserto
d'ogni virtute...
e di malizia gravido e coverto.
E questo mondo è quello di cui sapeva Marco, e vale "la strada
del mondo" (ib. 107) come poi Marco medesimo spiega, come
chiaramente s'induce all'espressione di lui "buon mondo", (ib.
106) che vale "il buon governo". La strada del mondo, o il mondo
senz'altro, significa il cammino della vita attiva, così illustrato nel
327 Op. XII 559 (Sermo CIX, 4).
328 Pag. 133, e nota a pag. 113.
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