Page 300 - La mirabile visione
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In primavera, cioè nell'adolescenza, le intemperie impedirono al
fiore di legare bene e di dare il frutto. Il frutto appena formato
imbozzacchì e cadde. Nell'una e nell'altra specie di parvoli restò
senz'altro segno di vita quel volere o quella voglia che "merto di
lode o di biasimo non cape".
Ciò però, nei parvoli d'età, se morirono avanti che fossero
esenti dall'umana colpa. Che se ebbero battesimo, merito
acquistarono e hanno, non che lode, gloria. Essi siedono nel
paradiso "per nullo proprio merito" (Par. 32, 42)
ma per l'altrui con certe condizioni:
chè tutti questi sono spirti assolti
prima ch'avesser vere elezioni.
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È il battesimo, con la sua virtù illuminativa e fecondativa , che
fa fiorire il volere. Con la prima di esse si vince l'ignoranza, con
la seconda la difficoltà; fede si ha con la prima, innocenza con la
seconda. E così Beatrice spiega come fiorisca il volere negli
uomini. Invero, aggiunge ella, (Par. 27, 127)
fede ed innocenzia son reperte
solo nei parvoletti,
battezzati, s'intende; che, mentre ancora balbettano, quanto a
fede, digiunano, e, quanto a buone opere, se non altro, amano e
ascoltano la madre loro. Ma che giova? Tale virtù illuminante e
fecondante presto si perde; fede e innocenza spariscono; e la
redenzione è come non fosse avvenuta. Dante ne sa qualcosa;
perchè fa dire a Beatrice, non senza un perchè, "le susine vere".
Quest'espressione comica traduce quell'altre e solenni: (Pur. 30,
109)
Non pur per opra delle rote magne,
273 Summa, 3a 69, 5.
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