Page 304 - La mirabile visione
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E altrove: "Chi può spiegare così in fretta tutti i pesi che fanno
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           grave il giogo sopra i figli d'Adamo ?" Come sarebbe strano,
           senza questi  raffronti, quel preparare una descrizione senza poi
           farla!




                                        XXV.


                                      IL PASSO

              Il  core  nella notte era stato compunto di paura; nel lago del
           core gli era durata la paura; l'animo, quando Dante fu uscito dalla
           selva e dalla notte, ancor fuggiva. Animo e cuore sono qui per
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           appetito , l'appetito che "seguita e fugge", (Co. 4, 22) che "mai
           altro non fa che cacciare e fuggire, e qualunque ora esso caccia
           quello che è da cacciare, e quanto si conviene, e fugge quello che
           è da fuggire, e quanto si conviene, l'uomo è nelli termini della sua
           perfezione". (ib. 26) Invero l'animo opera prima indistintamente,
           "poi viene distinguendo quelle cose che a lui sono più amabili e
           meno, e più odibili, e seguita e fugge, e più e meno, secondochè
           la  conoscenza   distingue".   (ib.   22)   Ciò   che   aveva   provato
           nell'oscurità della selva, era ineffabile e irricordabile: ne restava
           come un senso di paura. Dante non poteva dire di quella notte, se
           non che la passò con tanta pièta. Pièta è a pietà ciò che miseria a
              si legge: "impetus porro vel actionis appetitus, si hoc modo recte latine
              appellatur ea quam Graeci vocant hormen..." che può essere stato fonte del
              Co. 4, 21: "l'appetito dell'animo, il quale in Greco è chiamato hormen".
           281   Vedi il passo più su alla nota 2.
           282    "E non dicesse alcuno, che ogni appetito sia animo, chè qui s'intende
              animo solamente quello che spetta alla parte razionale, cioè la volontà e lo
              intelletto, sicchè se volesse chiamare animo l'appetito sensitivo, qui non ha
              luogo nè stanza può avere etc." (Co. 4, 22) "In questo sonetto fo due parti
              di me secondo che li miei pensieri erano in due divisi. L'una parte chiamo
              cuore, cioè l'appetito; l'altra anima, cioè la ragione". (VN. 39).


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