Page 307 - La mirabile visione
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uscito fuor del pelago alla riva,
si volge all'acqua perigliosa, e guata;
così l'animo mio che ancor fuggiva,
si volse indietro a rimirar lo passo...
Ma che! Fiume è; non soltanto sembra. Lo dice Lucia a Beatrice.
Dante è all'orlo della selva; e Lucia esclama: (ib. 2, 107)
non vedi tu la morte che il combatte
su la fiumana ove il mar non ha vanto?
A pelago Dante ha assomigliata la selva; peggio che mare o
pelago, la proclama Lucia. È fiumana dunque; e più come
fiumana che come selva, la selva ha un passo, che è riguardato
affannosamente dal naufrago giunto alla riva. Un naufrago, sì, è il
parvolo, è l'uomo, è il genere umano, cui salva la fede. È Pietro
che cammina sull'acque, e comincia a sommergersi e grida:
Signore, muoio; e il Signore gli porge la mano, lo regge, lo
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incuora, e gli dice: Modicae fidei, perchè hai dubitato ? Così
Dante, che si trovava in una selva, guata questa come un'acqua
"perigliosa", nella quale fu per sommergere, coepit mergi.
Questa definizione, che fa una donna del cielo, della selva,
chiamandola fiumana, e questo paragone che fa il Poeta stesso
della selva con l'acqua perigliosa d'un pelago, anche a non
cercare altro, suggeriscono da sè l'ideale del battesimo, che è ex
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aqua et Spiritu, che, oltre che sanguinis, è fluminis . Ma c'è ben
altro: la parola passo, ossia "transito", può significare morte,
come nell'espressione "doloroso passo" (Inf. 5, 144), e nell'altra
"passo forte" (Par. 22, 123), tralasciando per ora "l'alto passo".
(Inf. 2, 12) E che qui significhi appunto tal passaggio dalla vita
alla morte, da questa ad altra vita, è chiaro dall'aggiunta, così
289 Aur. Aug. Op. VII 1686 (De cataclysmo 3).
290 Summa, passim: per es. 3a 66, 11.
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