Page 297 - La mirabile visione
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La virtù consigliatrice deve "tener la soglia" dell'assentimento.
           Seguiamo la metafora dantesca che non è suggerita dalla rima.
           Avanti il limitare della porta, dove sta la virtù che consiglia, nel
           vestibolo insomma, è la prima voglia, che non può meritare
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           biasimo   o   lode .   Ella   è   la   virtù   del   conoscere   e   la   virtù
           dell'amare; del conoscere certe prime notizie, dell'amare certi
           primi appetibili; un intelletto e un affetto; un lume e un moto. Se
           essa vuol entrare, cioè procedere ad ulteriori operazioni, trova
           sulla soglia la nobile virtù che dice sì alle buone, no alle cattive,
           ma le lascia passare entrambe. E le prime hanno lode e le seconde
           biasimo; ed è giustizia che le prime portino letizia e le seconde
           lutto. Se quella prima voglia resta di là, avanti la porta, non cape
           merito di lode e di biasimo, e non è giustizia che abbia letizia o
           lutto, premio o pena. Quella voglia non ha osato sottoporsi al
           giudizio della virtù nobile, cioè non vile. Diremo ch'ella è vile. La
           virtù che consiglia, non ha avuta occasione d'illuminarla, quella
           prima voglia. Diremmo ch'ella è nell'oscurità. Eppure è lì, avanti
           lei, la porta donde passare.
              Così  Dante  o l'uomo  in  genere  erra  talvolta in una  selva
           oscura, che ha un passo. (Inf. 1, 26) Uscendo di quello, si vede
           lume; uscendo di quello, cessa la paura, almeno un poco. Finchè
           l'uomo rimase nella selva, assonnato e pauroso, quasi morto e
           ottenebrato, non aveva che quella  prima voglia. Ma egli non
           s'accorgeva d'averla, poichè tale intelletto di prime notizie, tale
           affetto di primi appetibili, non sono sentiti senza operare, non si
           dimostrano che per effetto, come in una pianta la vita apparisce
           soltanto per mettere le foglie. Quell'intelletto e quell'affetto foglie
           non misero, sicchè non mostravano la lor vita, pur essendo vivi:
           erano, insomma, quasi morti, perchè morti parevano.
              In che differiva allora Dante, o l'uomo, da un parvolo? Egli
           parla altrove delle prime voglie dei parvoli. Così: ".... Vedemo li


           270   Ognun vede qui delinearsi l'imagine degli sciaurati nell'atrio dell'inferno:
              imagine che è la traduzione visibile di questo concetto.


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