Page 293 - La mirabile visione
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vincer quelle prime battaglie. Ora nessuno, spero, dirà che sono
sottile e oscuro se affermo che questa guida di re che discerne, è
ciò che i filosofi chiamano prudenza regnativa, e quel freno di
legge che dirige l'amore dell'anima, è ciò che i filosofi dicono
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giustizia legale . E ognuno consentirà nel vedere l'identità del
discorso di Marco Lombardo con l'argomentazione del libro de
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Monarchia : "Ogni concordia dipende dall'unità che è nei voleri.
Il genere umano, quando meglio vive, è una cotal concordia; chè
come un individuo, quando meglio vive, sì rispetto all'anima sì
rispetto al corpo, è una cotal concordia (la qual concordia,
aggiungo, è procacciata dal reggere della prudenza individuale),
e similmente una casa, una città, un regno (prudenza economica e
politica); così tutto il genere umano. Dunque il genere umano,
quando meglio vive, dipende dall'unità che è nei voleri. Ma
questo non può essere, se non c'è un volere unico, signore e
regolatore di tutti gli altri in uno; poichè le volontà dei mortali
per le blande dilettazioni dell'adolescenza hanno bisogno di
direzione, come il Filosofo insegna nell'ultimo libro a Nicomaco.
Nè può esistere questo unico volere, se non c'è un unico principe,
il cui volere sia signore e regolatore di tutti gli altri"; (M. 1, 17) se
non c'è insomma una cotale incarnazione della prudenza rettrice e
regolatrice.
Marco Lombardo doveva rispondere al dubbio di Dante, qual
fosse la cagione per che il mondo era "così tutto diserto d'ogni
vertude"; e risponde perciò, dimostrando perchè "il mondo
presente disvia", e non perchè disvia il singolo uomo, unus homo;
ma è tutto un perchè, per sì unus homo e sì domus e civitas e
regnum e genus humanum. E il perchè è il manco di lume che
267 Vel. 174 sgg. Summa 2a 2ae 50, 1 et al. 2a 2ae 58, 6 et al.
268 Vedi tutto il libro primo, spec. il cap. 7, in cui parla della prudentia, che
egli chiama res intellectualis, che è nel singolo uomo regulatrix et rectrix
omnium aliarum (cfr. Summa 2a 2ae 166, 2, e Co. 4, 19: "Aristotile
denumera quella (la prudenza) intra le intellettuali, avvegnachè essa sia
conducitrice delle morali virtù").
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