Page 288 - La mirabile visione
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gli altri in bestie? perchè le bestie, delle quali una, anzi due, se
non tutte e tre, amano predar di notte, Dante non le ha sentite
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ruggir nella notte e nel folto della selva selvaggia ? E
s'ingegnino, e lascino, come è naturale, il tempo che trovano.
Ovvero (anticipo una lor trovata) ovvero, la selva sarà il cumulo e
il viluppo tenebroso de' peccati di Dante, e le tre fiere diverranno
tre peccati altrui che impediscano il gran peccatore, uscito fuor
del pelago? Ma non insisto. Chiarire l'errore e le assurdità altrui
non mi è mai sembrato che equivalga a dimostrare la verità e
l'esattezza propria.
Basti ripetere che la selva oscura e la notte passata con tanta
pièta devono pur significare qualche cosa, e che questo qualche
cosa non è la vita viziosa o altro di simile, se vizi o peccati sono
le tre fiere che di giorno gli appariscono, sia pur nella selva, ma
fuor del passo e non più nel fitto e nel buio. Ma dal confronto
della selva con la foresta, risulta già che, come la foresta è la
innocenza originale, così la selva è il peccato originale, che porta
appunto servitù e oscurità; la qual servitù ed oscurità, o morte e
paura, sono sì effetti portati anche dai peccati attuali, ma solo
perchè i peccati attuali sono virtualmente compresi nel peccato
originale. E diciamo intanto che con intenzione analoga a quella
per la quale convertì in piante i suicidi e ne fece una dolorosa
selva, Dante figurò in una selva oscura l'umana colpa, che fu un
suicidio e che ebbe per effetto una condizion d'animo per cui si
ricusa la vita, o non si è mai vivi.
262 La selva è d'origine Virgiliana, come vedremo. Dante trova il suo vates,
come Enea la sua dea, in un bosco o selva. (Aen. VI 13, 118) Dante va
all'inferno per un cammino alto e silvestro. Così Enea. (ib. 131, 257, 271).
Inoltre in una selva Enea trova il ramo d'oro, per il quale può scendere e
uscire; itur in antiquam silvam stabula alta ferarum. (ib. 179) Ecco le fiere
di Dante! E secondo il modello dovrebbero esser nel folto e nel fondo.
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