Page 285 - La mirabile visione
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istato d'incoscienza e di mancanza di libertà d'arbitrio ;
vediamo delinearsi la perfetta antitesi tra la selva oscura e la
divina foresta; le quali sono tutte e due un'antica selva, (Pur. 28,
23) se l'una è l'Eden e l'altra è la selva erronea della vita. E da tale
antitesi possiamo subito rilevare il senso allegorico della selva.
La foresta dunque è l'Eden, è il luogo dove fu "innocente l'umana
radice", (Pur. 28, 142) è, cioè, la sede dell'originale innocenza: la
selva oscura è, dunque, la sede del peccato originale. Così chi è in
essa, vale a dire, chi è nel peccato originale, è servo, cioè privo di
libero arbitrio; è cieco, cioè privo del lume (diciamolo con Dante)
che c'è dato a bene e a malizia. (Pur. 16, 75) Alla qual servitù e
cecità equivalgono le altre due qualità di morto e di vile o
impacciato dalla paura. Perchè la viltà impedisce ogni azione,
cioè è contraria alla libertà; e la morte è lo stato di chi appunto è
privo di quel lume, che è, con altre parole di Dante, "la virtù che
consiglia"; (Pur. 18, 62) senza la quale l'uomo non potrebbe
meritare, cioè vivere; senza la quale l'uomo non userebbe la
ragione, cioè non vivrebbe; chè "vivere nell'uomo è ragione
usare". (Co. 4, 7) Possiamo dunque tenere sole le due espressioni;
libero volere e lume a bene e a malizia, quali sono in questi
terzetti: (Par. 16, 75)
Lume v'è dato a bene ed a malizia,
e libero voler che, se fatica
nelle prime battaglie col ciel dura,
poi vince tutto, se ben si notrica.
Dunque libero volere e lume, significati nelle grandi parole di
Virgilio così: (Pur. 27, 131)
Lo tuo piacere omai prendi per duce!...
Vedi là il sol che in fronte ti riluce!
259 Summa, 1a 94, 4. E vedi Vel. pag. 108.
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