Page 279 - La mirabile visione
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consolando con la visione giovanile il suo profondo dolore per la
morte dell'alto Arrigo e per lo svanire d'ogni sua speranza. Lo
cominciò disegnando, sin dal primo canto proemiale, e lo
svolgimento del poema e, specialmente, la prima parte del
viaggio, per cui lo condurrà Virgilio: da una selva a una foresta.
Chè in vero a Virgilio che gli ha proposto questo viaggio e poi ha
aggiunto che se vorrà, potrà salire anche al cielo, Dante, che per
una ragione dottrinale non può volere ora ciò che vorrà allora,
risponde:
Poeta, i' ti richieggio,
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
che tu mi meni là dov'or dicesti,
sì ch'io vegga la porta di San Pietro
e color che tu fai cotanto mesti:
il purgatorio, cioè, e l'inferno, come Virgilio gli ha proposto
l'inferno e il purgatorio. La selva, con la quale il poema s'inizia,
presuppone la foresta, con cui si chiude la seconda cantica.
Il Poeta disegnando la selva oscura, dove il sole taceva, aveva
già in mente la foresta che solo temperava agli occhi la luce;
figurando quella come amara quasi quanto la morte, pensava
quell'altra che è divina e viva; quella selvaggia, aspra e forte;
quell'altra piena di odori, di brezze, di canti d'uccelli; quella che
ci s'entra senza saper d'entrare e che si riguarda con orrore e si
ripensa con paura; quell'altra che si è vaghi di cercar dentro e
dintorno. Dante sin da quando sè rappresentava come naufrago in
una valle, in un deserto, in un basso loco, sentiva frusciare la
pineta "in sul lito di Chiassi". Ciò a conferma, non a prova.
Cominciò, dunque. Narrò di essersi ritrovato in una selva oscura
nel mezzo del cammin di nostra vita,
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