Page 266 - La mirabile visione
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Che l'epistola e la canzone fossero composte nel Casentino, e
           al tempo della discesa di Arrigo, si conferma per questa notizia
           del   Boccaccio:   "troviamo   lui   sovente   avere   sospirato   e
           massimamente dopo il suo esilio... vicino allo estremo della sua
           vita, nell'Alpi di Casentino per una Alpigiana, la quale, se mentito
           non   m'è,   quantunque   bel   viso   avesse,   era   gozzuta.   E   per
           qualunque fu l'una di queste, compose più e più lodevoli cose in
           rima". Di che si ricava che la canzone  Amor, dacchè convien,
           dove è tale intensa espressione d'amore improvviso e fiero, era
           interpretata,   e   da   altri   che   dal   Boccaccio,   come   veramente
           amorosa; e, ciò che più monta, si sapeva che era stata scritta
           nell'Alpi di Casentino, da lui vicino all'estremo della sua vita: nel
           tempo, dunque, come facilmente s'argomenta, che corre dal 1311
           al 1313, quand'egli aveva da 46 a 48 anni.
              Nell'epistola è un espressione sospetta al primo editore di
           quella:  ad conspectum Magnificentiae vestrae presentis  oraculi
           seriem placuit destinare. Il Witte suppone oratiunculae. Male. Sì
           destinare e sì seriem mostrano che sta bene oraculi. Il destino o
           fatum definisce Cicerone ordinem seriemque causarum . Servio
                                                                 243
           ha la definizione del fato secondo Iulio: fatum est connexio rerum
           per aeternitatem, commentando l'oracolo di Eleno , al verso
                                                               244
           volvitque vices, hic vertitur ordo. E Dante sapeva come

                          al vento nelle foglie lievi
                     si perdea la sentenzia di Sibilla.  (Par. 33, 65)

              Sapeva, egli che sapeva tutta quanta l'Eneida, che la Sibilla
           dopo aver scritte su foglie l'oracol suo,  digerit in numerum, e
           finchè   rimangon   ferme  neque   ab  ordine  cedunt,   si   posson
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           leggere . Quest'idea di serie, ordine, connessione è accoppiata sì
           a fato sì a oracolo, che è interpretazione del fato. E ce ne persuade
           243   Cic. Div. 1, 55. Altrove in Nat. D. 1, 4: continuatio seriesque rerum.
           244   Aen. III 376.
           245   ib. 446. Più giù, ib. II 129.


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