Page 271 - La mirabile visione
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Amore di poter esprimere lo stato dell'anima sua. Così nel
Convivio dice: "siccome lo multiplicato incendio pur vuole di
fuori mostrarsi, che stare ascoso è impossibile; volontà mi giunse
di parlare d'Amore, il quale del tutto tenere non potea". Il fatto è
che questo, di parlare e confidarsi, è un vero bisogno di chi ama;
e Dante, con questo, simboleggia l'altro pur imperioso bisogno di
chi sa, che vuole scrivere e aprire agli altri quel che sa, quel che
ha trovato e veduto. Onde anche nella Vita Nuova la beatitudine
dell'amante consiste nelle parole che lodano l'amata; ossia la
felicità del filosofo è ne' suoi studi e scritti filosofici, quando egli
ha trovato e può manifestare alcuna verità agli uomini. Nella
nostra canzone, ciò ch'egli ha a dire, è molto, è grande, è difficile:
gli occorre, per dirlo, savere pari alla voglia. Il duolo, cioè la
passione d'amore che egli nutre, cioè il suo disegno di opera, solo
con tanto savere sarà espresso dalle parole come egli lo sente. -
Eh! non era impresa da pigliare a gabbo! -
Tu vuoi ch'io muoia, ed io ne son contento.
Si tratta d'un amore che non può finire con la morte, cioè il più
grande che sia possibile; e si tratta, sì, d'un amore che affretterà la
fine della vita mortale all'amatore; ma che importa?
Tu vuoi ch'io muoia, ed io ne son contento
Ma chi mi scuserà, s'io non so dire
ciò che mi fai sentire?
La morte comune non è nulla; ma s'io non potrò o saprò colorire
l'altissimo disegno, oh! quello sì che sarà un "perder vita"! Chi mi
scuserà?
Ma se mi dai parlar quanto tormento,
cioè parole adeguate al mio concetto,
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