Page 268 - La mirabile visione
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bellezza di costei, Amore terribile e imperioso mi tenne. E questo
           feroce, come  signore cacciato dalla patria, dopo lungo esilio
           tornando alla sua terra, tutto ciò che dentro me trovò di contrario
           a lui, o uccise o sbandeggiò o imprigionò. E dunque uccise quel
           mio lodevole proposito, per il quale mi astenevo dalle donne e dai
           canti   d'amore,   e   relegò   empiamente,   come   sospette,   quelle
           assidue meditazioni con le quali contemplavo le cose sì celestiali
           e sì terrene; e alfine, perchè l'anima mia più non gli si ribellasse,
           incatenò il mio libero arbitrio, sì che a me conviene volgermi,
           non dove voglio io, ma dove vuol lui. Dunque regna su me
           Amore; e in che modo mi governa, cercatelo più sotto, fuor di
           questa epistola".
              Noi sappiamo quando e come egli si mise in "quelle assidue
           meditazioni". Anche allora avvenne una battaglia. "Perocchè non
           subitamente nasce amore e fassi grande o viene perfetto, ma
           vuole alcuno tempo e nutrimento di pensieri, massimamente là
           dove sono pensieri contrarii che lo impediscono, convenne, prima
           che questo nuovo amore fosse perfetto, molta battaglia intra 'l
           pensiero del suo nutrimento e quello che gli era contrario...". (Co.
           2,   2)  Il   nuovo   amore   quella   volta   era   per   "la   bellissima   e
           onestissima   figlia   dello   Imperadore   dell'Universo,   alla   quale
           Pittagora   pose   nome   Filosofia".   (Co.   2,   16)   L'amore   per   lei
           "trovando la vita di Dante disposta al suo ardore, a guisa di fuoco
           di picciola in gran fiamma s'accese". (Co. 3, 1) Sappiamo quali di
           codesta donna erano gli occhi e il riso: "gli occhi della sapienza
           sono   le   sue   dimostrazioni,   colle   quali   si   vede   la   verità
           certissimamente; e 'l suo riso sono le sue persuasioni, nelle quali
           si   dimostra   la   luce   interiore   della   sapienza   sotto   alcuno
           velamento: e in queste due si sente quel piacere altissimo di
           beatitudine, il qual è massimo bene in Paradiso". (Co. 3, 15) E
           sappiamo   che   effetto   aveva   nell'anima   di   Dante   quell'amore:
           "nella  sua  mente   informava   continue,   nuove   e   altissime
           considerazioni di questa donna", cioè della filosofia. (Co. 3, 12)



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