Page 267 - La mirabile visione
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anche più il verbo destinare. Ricordiamo il racconto di Sinone,
           cui Calcante, dopo aver taciuto un pezzo,  destinat arae. Ciò
           interpretando un "oracolo", l'oracolo portato da Euripilo a cui
           Dante pensò altra volta. (Inf. 20, 112)  Destinat, potè pensare
           Dante, è la parola che ci voleva per indicare un'assegnazione
           manifestata mediante l'oracolo; ed è perciò solenne e sacra dove
           d'oracoli si parli. E sta bene, dunque,  oraculi seriem destinare.
           Ma che vuol dire? Vuol dire appunto "proporre a risolvere questo
           oracolo sibillino". E quindi è giusto, più giusto che per altre
           canzoni, le quali è pur così giusto interpretare allegoricamente,
           prepararsi a vedere nella donna che scende come folgore, altra
           donna di quel che paia. Ma leggiamo la lettera.
              "Perchè al Signore non restino ascosi i legami del servo suo
           (servo   il   cui   padrone   era   l'affetto   vostro,   la   grazia   vostra
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           gratuita) , perchè le dicerie, una cosa riportata per un'altra, il che
           è semenzaio di false opinioni, non divulghino che il servo s'è fatto
           mettere, per non badarsi, in prigione; mi piacque al cospetto della
           Magnificenza vostra proporre questa specie d'oracolo di Sibilla.
              Quando io m'allontanai dal limitare della vostra corte, che
           dopo ebbi a sospirare (in essa voi vedeste quasi meravigliando
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           che   io   ero   libero,  sebben   vostro   servo) ,   mentre   senza   più
           pensieri e precauzioni piantavo i piedi lungo le correnti d'Arno, a
           un tratto, ahimè! una donna, calando come folgore, apparse, non
           so come, conforme ai miei auspicii d'ogni parte per costumi e
           bellezza. Oh! quanto rimasi attonito all'apparir di lei! Ma lo
           stupore cessò al terrore del tuono che seguì. Chè, come ai lampi,
           nel giorno, subito succedono i tuoni, così veduta la fiamma della


           246   Il ms. ha quem affectus gratuitatis dominantis servum reddiderat. Il senso
              è aperto da una parentesi che segue. Gratuitas, sarebbe di una parola sola,
              la formula gratia gratis data. Ricordiamo che nel poema Dante è fedele,
              cioè servo, di Lucia, cioè della  Gratia  che è l'interpretazione mistica di
              Laban il quale fu dominans di Giacobbe. Noterò tra poco quanto questo
              concetto di "servo di grazia" mi faccia pensare.
           247   Ecco il passo che suggerisce il senso del precedente.


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