Page 258 - La mirabile visione
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intravede la palude solidificata dal ventilare delle grandi ali di
vispistrello. Ella è in eterno unita al suo amante; l'altro unito
eternamente al suo nemico. Ma questi vanno insieme, quelli l'un
mangia l'altro. L'amore e l'odio, l'un a capo, l'altro in fondo. Sì
Francesca e sì Ugolino cessano dall'andare e dal rodere, per
parlare a Dante. Dante allo stesso modo è attratto dalla vista delle
due coppie. Francesca e Ugolino (la Romagna e la Toscana)
dicono a lui, perchè sian "tal vicini". Dall'una vuol Dante sapere il
principio della loro sventura; dall'altro non è mestieri che oda
questo: quel che non può avere inteso, è la fine. E questo
principio e questa fine, dicono ambedue, piangendo. Farò come
colui che piange e dice: esclama l'una; e l'altro: Parlare e lagrimar
vedrai insieme. E ambedue hanno una sentenza a capo della loro
narrazione, una sentenza virgiliana: così:
Poi cominciò: Tu vuoi ch'io rinnovelli
disperato dolor che il cor mi preme
già pur pensando pria ch'i' ne favelli;
e così:
ed ella a me: Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
nella miseria; e ciò sa 'l tuo dottore.
L'uno aborrisce da rinnovare un dolore infandum, cioè indicibile,
perchè preme il cuore prima che si dica; l'altra rifugge dal
richiamare un piacere. Ma perchè il ricordo del bene è così
doloroso come il ricordo del male? Perchè manca nell'uno e
nell'altro caso, la speranza; la speranza di annullare quel male e di
richiamare quel bene: disperato dolore. Se la sentenza di Ugolino
è un noto verso di Virgilio, quella di Francesca, che il dottore di
Dante sa, è il sunto di tutta una storia di lui. E un'imprecazione
hanno infine ambedue; l'una: Caina attende chi vita ci spense...
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