Page 253 - La mirabile visione
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Poeta si fosse mostrata impossibile la vita attiva. Riteniamo
dunque che Dante compiacque al Polentano con questa trista e pia
narrazione. Ma essa è nel V canto dell'inferno, al bel principio
della Comedia; è anzi il primo dei piccoli e insieme grandi
drammi di cui è intessuto il poema sacro. Dunque l'inferno e il
poema furono cominciati presso a poco, a Ravenna, intorno al
tempo in cui Dante conobbe Guido Novello? Così, io credo,
avrebbero creduto e crederebbero tutti, se non fosse quel
preconcetto, per il quale noi imaginiamo che al poema infinito sia
occorso, sto per dire, un tempo infinito. Di questo preconcetto ho
fatto ragione, mostrando con la testimonianza dell'autore stesso,
che nelle proporzioni del tempo che gli occorse per gli ultimi
ventitrè canti del Paradiso, la Comedia e' l'avrebbe potuta
compiere in otto anni e meno, in quanti passano dal settembre
1313 al settembre del 1321. E c'è chi attesta che nel 1313 appunto
Dante si recò a Ravenna: il Boccaccio, i cui asserti si mostrano
via via esatti. Egli narra che morto Arrigo, Dante "sanza andare di
suo ritorno più avanti cercando, passate l'alpi d'Appennino, se
n'andò in Romagna, là dove l'ultimo suo dì, e che alle sue fatiche
dovea por fine, l'aspettava". Morto Arrigo, comincia il poema:
proclama la logica. Morto Arrigo, va in Romagna: narra chi per i
suoi conversari in Romagna, in Ravenna, coi discepoli e amici di
Dante, lo poteva ben sapere. E questi continua dicendo che Guido
"seco per più anni il tenne"; e nel sonetto in cui lo ritrae, mette
insieme Fiorenza e Ravenna, le due città che l'ebbero prima e
dopo dell'esilio:
Fiorenza gloriosa ebbi per madre
anzi noverca...
Ravenna fummi albergo nel mio esigilo...
Il tempo in cui errò come legno senza vela, senza compier cosa
che cominciasse, è come non fosse. Nella vita di Dante non c'è,
per il Boccaccio, che Fiorenza e Ravenna, che la Vita Nova e la
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